Viaggi Lenti in Sicilia: Scopri l’Anima Sostenibile dai Luoghi del Terremoto a Erice

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19 Dicembre 2025

Palermo, 19 dicembre 2025 – Nella Sicilia occidentale, tra le cicatrici ancora aperte del terremoto che nel 1968 devastò il Belice e i tornanti stretti che salgono verso Erice, l’inverno si presta a far scoprire mete lontane dai soliti percorsi. In questi giorni di dicembre, italiani e stranieri scelgono esperienze che intrecciano ricordo storico e paesaggi insoliti, unendo la memoria alle bellezze naturali.

Viaggio nei luoghi del terremoto: tra memoria e silenzi

Tutto parte da Gibellina Vecchia. Al mattino presto, i resti di questa cittadina spazzata via dal sisma emergono dalla nebbia invernale. Sulle rovine si stende il famoso Grande Cretto di Burri: un’enorme colata di cemento bianco realizzata fra il 1985 e il 2015, che ripercorre le antiche vie del paese. Gli operatori turistici locali – pochi ma determinati – organizzano camminate guidate dentro il cretto. “Ci piace raccontare le storie delle famiglie che hanno perso tutto”, racconta Martina Ferlisi, guida trentaduenne di Partanna, “ma anche come la gente è riuscita a rialzarsi”.

A qualche chilometro di distanza, nella nuova Gibellina, le architetture postmoderne parlano della ricostruzione tentata negli anni Settanta. La piazza del Municipio, spoglia e quasi surreale, sembra una scenografia sospesa nel tempo. Turisti se ne vedono soprattutto nei weekend. Vengono per visitare il Museo delle Trame Mediterranee o per soffermarsi sulle opere di Pietro Consagra.

Le storie non mancano. Maria, un’anziana del posto, ricorda: “Quando arrivò il terremoto avevo sei anni. Per anni, la notte sentivo ancora tremare le pareti”. Sono racconti che si mescolano al passo curioso dei visitatori.

Erice: la salita tra nuvole e silenzio

Più a ovest, Erice domina a mille metri d’altezza come una corona di pietra sopra Trapani. Dal centro partono le auto verso la funivia che collega la valle alla vetta, specie nelle giornate limpide. In inverno spesso la nebbia avvolge i tornanti; solo arrivati al castello si apre uno scorcio sul mare.

Il borgo si anima nel pomeriggio: bar con tavolini all’aperto – qualcuno ancora addobbato per le feste –, laboratori dove si preparano dolci tradizionali. L’aria profuma di genovesi appena sfornate. I visitatori entrano nelle botteghe artigiane per un souvenir o una fetta di cassata.

Giacomo Messina, 52 anni e più di vent’anni alle spalle qui a Erice, confida: “Ogni stagione ha il suo fascino ma adesso c’è un silenzio che in estate non trovi mai. Le nuvole salgono da Trapani e coprono tutto per un attimo”. Nei vicoli si incontrano studenti universitari di Palermo, gruppi francesi – con guide turistiche al seguito – e qualche fotografo.

Proposte alternative: cammini lenti e borghi nascosti

Molti scelgono di scoprire questa parte della Sicilia a piedi o in bici. Dalla valle del Belice fino alle saline di Trapani – passando per piccoli centri come Salemi e Vita –, i sentieri meno frequentati attirano chi cerca pace e panorami diversi. Le agenzie locali puntano su itinerari lenti: cammini tra vigneti abbandonati e chiese in rovina.

I dati dell’Associazione Turistica Trapani Ovest parlano chiaro: da ottobre a oggi i pernottamenti nei bed and breakfast dell’entroterra sono cresciuti del 15% rispetto allo stesso periodo del 2024. “Molti ospiti vogliono vivere esperienze vere: cucinare con famiglie locali o partecipare alla raccolta delle olive”, racconta Teresa Bonura, titolare di una struttura a Poggioreale.

La ricettività non è ancora paragonabile alle mete della costa più gettonate ma chi arriva qui spesso decide di restare almeno due notti. Nei mercati rionali ogni settimana si vedono facce nuove.

Tra cultura e memoria: un racconto ancora aperto

C’è chi si ferma davanti ai resti della vecchia chiesa di Santa Caterina o chi preferisce passeggiare lungo le mura normanne al tramonto. In ogni direzione – dal Belice verso Erice e ritorno – la memoria del terremoto resta viva. Ma insieme c’è anche una voglia concreta di futuro.

Molti amministratori locali sottolineano l’importanza di puntare su “turismo consapevole e sostenibile”. Le risorse scarseggiano e i progetti spesso arrancano. Solo così si capisce quanto sia complicato tenere insieme ricordo e sviluppo.

Per ora sono soprattutto i piccoli dettagli quotidiani – parole scambiate al bar, case crollate che ancora parlano, dolci caldi nelle giornate fredde – a fare la differenza tra queste proposte di viaggio diverse dal solito ma capaci davvero di lasciare un segno in chi le vive.

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