Palermo, 18 dicembre 2025 – Dalla visita ai luoghi del terremoto che ha segnato la memoria della Sicilia occidentale, fino alla scalata sulle pendici di Erice, il calendario delle esperienze “fuori rotta” per queste festività si arricchisce di nuove proposte. Un viaggio alternativo, che si addentra nella storia, tra paesaggi silenziosi e borghi sospesi nel tempo. Pensato per chi cerca emozioni vere, lontano dai soliti percorsi turistici. In questi giorni che precedono il Natale, la voglia di riscoprire l’isola si mescola a iniziative originali, dove si incontrano memoria, natura e sapori quasi dimenticati.
Luoghi della memoria: tra Gibellina Vecchia e Poggioreale
All’alba, piccoli gruppi lasciano Palermo diretti verso i resti di Gibellina Vecchia e Poggioreale, due centri fantasma che ricordano ancora oggi il terremoto del 1968. Qui il silenzio ha un peso particolare. Case crollate, muri sbriciolati: ogni pietra parla di quella notte del 14 gennaio, quando la terra tremò per 39 secondi interminabili. “Venire qui non è solo turismo,” racconta Rosa Di Carlo, insegnante in pensione di Partanna, “è un modo per non dimenticare chi siamo.”
Le associazioni locali organizzano visite guidate tra i ruderi e le opere d’arte contemporanea – simboli della rinascita artistica tentata a Gibellina Nuova. Poco dopo le undici, il gruppo si ferma davanti al Cretto di Burri: un labirinto bianco di cemento che copre ciò che resta della vecchia città. “Dentro quel cemento ti perdi e ti ritrovi,” spiega Dario Sgroi, giovane architetto palermitano, “perché qui la memoria si tocca con mano.”
Erice: la salita tra nebbia e silenzi
Nel primo pomeriggio, il paesaggio cambia e i visitatori si spostano verso Erice, antico borgo adagiato tra le nuvole a 750 metri sopra Trapani. La funivia è chiusa per lavori straordinari, così si sale a piedi lungo le mulattiere di pietra antiche. L’aria è fresca e le nuvole basse nascondono il mare all’orizzonte. Verso le tre del pomeriggio, i primi raggi filtrano su Porta Trapani mentre nell’aria si sente un misto di muschio e pietra bagnata.
Le vie lastricate portano alla chiesa madre e al Castello di Venere. Un gruppo di studenti messinesi si ferma davanti a un laboratorio di dolci tipici. “I genovesi caldi valgono ogni scalino,” scherza Martina mentre assaggia una delle paste più famose del posto. Dal belvedere chi sfida il vento può ammirare Trapani e le isole Egadi disegnate sullo sfondo.
Tra sapori e racconti: serate nei borghi minori
Al calar della sera – ormai buio verso le cinque e mezza – l’attenzione si sposta su piccoli borghi come Salemi e Santa Ninfa, dove botteghe riaprono dopo mesi di chiusura forzata. Nei cortili illuminati da lanterne improvvisate si assaggia pane caldo, olio novello e formaggi delle Valli Belicine. Gli organizzatori puntano su gruppi piccoli, pochi posti su prenotazione per garantire tranquillità e attenzione. “Abbiamo scelto questa formula proprio per mantenere intatto il senso dell’ascolto,” spiega Giuseppe Oddo della cooperativa agricola locale.
Mentre il vento soffia fra i vicoli stretti, tra una fetta di vastedda del Belice e un bicchiere di vino locale, gli anziani raccontano com’era la vita prima del sisma. “Le feste duravano giorni interi,” ricorda zia Concetta, settantotto anni compiuti a settembre, “ma oggi va bene così: almeno ci ritroviamo ancora.”
Un turismo lento in crescita
Le iniziative raccolte sotto il nome “Sicilia che Resiste” stanno attirando sempre più interesse: secondo l’associazione “Borghi Siciliani”, i partecipanti sono cresciuti del 23% rispetto al 2023. È un segnale chiaro: qualcosa sta cambiando nel modo in cui si viaggia sull’isola. Sempre più persone cercano esperienze autentiche in luoghi meno affollati, dove è possibile ascoltare storie attorno al fuoco o entrare in una chiesa senza fare la fila.
Queste feste sono anche un’occasione per ripensare come si visita la Sicilia oggi. “Non ci serve l’effetto vetrina,” dice Alfio Carrubba, assessore regionale al Turismo, “ma opportunità vere per chi vive qui tutto l’anno.” Solo così – forse – quei luoghi segnati dal terremoto e quei sentieri verso Erice riusciranno ancora a raccontare qualcosa di nuovo ai visitatori.