Roma, 8 dicembre 2025 – Mentre il dibattito internazionale sull’esplorazione spaziale torna a farsi acceso, alcune città in Italia e nel mondo celebrano la memoria dei viaggi oltre l’atmosfera terrestre. Dalla capitale, che ospita la storica sede dell’Agenzia Spaziale Italiana in via del Politecnico, fino a Houston e Mosca, musei, piazze e centri scientifici ripercorrono i passi che hanno portato l’uomo sulla Luna. Ma qual è oggi il senso di questi luoghi simbolo dello spazio? Perché milioni di visitatori continuano a varcare soglie segnate da razzi, tute e fotografie in bianco e nero?
Dove la memoria dello spazio si fa viva
A Roma, il Planetario è uno dei punti di riferimento più importanti per la divulgazione scientifica legata allo spazio. Nato nel 1928 e riaperto nel 2022 dopo anni di restauro, ogni settimana accoglie studenti e famiglie con incontri e proiezioni dedicate alle missioni lunari. La direttrice Patrizia Caraveo, fisica e divulgatrice, racconta: “Le generazioni nate dopo il ’69 vedono la Luna come qualcosa di normale. Qui cerchiamo di far capire davvero cosa significò quella conquista”.
A Torino, al Museo Nazionale dell’Aeronautica, si possono vedere da vicino alcuni pezzi originali delle missioni Apollo e i moduli usati dagli astronauti italiani nelle recenti missioni ESA. La visita guidata delle 11 richiama ogni fine settimana decine di famiglie: i più piccoli si fermano incantati davanti ai modelli della Soyuz; gli adulti ascoltano con attenzione gli aneddoti raccontati dalle guide sui primi voli spaziali.
Dagli Stati Uniti alla Russia: le storie dei pionieri
Chi va negli Stati Uniti trova a Houston un pezzo fondamentale della storia: il Johnson Space Center della NASA. Qui si possono visitare le sale operative originali delle missioni Apollo. La “Mission Control Room” è stata restaurata per il cinquantesimo anniversario del primo sbarco sulla Luna. “La gente viene per vedere dove lavoravano Armstrong e Collins – racconta una guida – ma resta colpita dal silenzio delle sale. È come se il tempo si fosse fermato al 20 luglio 1969”.
A Mosca, il Museo della Cosmonautica espone capsule e diari originali degli eroi russi. Ci sono le tute indossate da Jurij Gagarin e Valentina Tereškova. I curatori spiegano però che la memoria della corsa allo spazio è strettamente legata ai cambiamenti politici. Nel 2024, per il centenario della nascita di Gagarin, sono stati organizzati incontri tra studenti e cosmonauti ancora in attività.
Spazio tra scienza e mito
Questi luoghi non conservano solo oggetti: organizzano laboratori per le scuole, conferenze pubbliche e mostre temporanee. A Parigi, nella Cité des Sciences et de l’Industrie, una parte della mostra permanente è dedicata ai sogni letterari che hanno anticipato le imprese reali: da Jules Verne ai romanzi di fantascienza contemporanei.
Il valore di questi centri di divulgazione spaziale è anche sociale. “Parlare di spazio serve a mantenere vivo il senso dei nostri limiti ma anche dell’ingegno umano”, spiega Luca Parmitano, astronauta ESA intervenuto a Milano durante la “Notte della Luna” lo scorso ottobre. Parmitano sottolinea un aspetto fondamentale: “Se oggi i ragazzi sognano Marte è perché qualcuno ha tenuto vive queste storie”.
Un’eredità che cambia con i tempi
Le celebrazioni dei primi voli umani fuori dall’atmosfera – dal Vostok 1 all’Apollo 11 – non sono solo ricordi del passato. Molti musei stanno aggiornando le loro collezioni con materiali delle ultime missioni private. Negli Stati Uniti è stato esposto un modulo della SpaceX Crew Dragon; a Berlino si preparano eventi dedicati agli accordi Artemis.
I numeri raccontano una passione ancora forte: secondo i dati NASA di novembre 2025, oltre 3 milioni di persone hanno visitato il Kennedy Space Center nell’ultimo anno. A Roma, la rassegna “La Notte dei Razzi” dello scorso giugno ha attirato più di 10 mila visitatori in una sola sera.
Nonostante le nuove tecnologie e i voli commerciali sempre più frequenti, resta intatto il fascino dei luoghi dove la storia dell’uomo si è incrociata con quella delle stelle. Forse perché lì – tra plastici ingialliti, foto consumate e tute impolverate – si ritrova una parte vera del desiderio umano: alzare gli occhi al cielo e chiedersi cosa ci sia davvero oltre la Terra.