Tokyo, 23 dicembre 2025 – Si è aperto oggi a Tokyo il vertice tra il Giappone e i cinque Paesi dell’Asia centrale, un appuntamento che molti esperti considerano un punto di svolta nelle relazioni internazionali della regione. Non un semplice incontro di facciata: i leader di Giappone, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan si sono ritrovati per discutere questioni che intrecciano sicurezza, energia e commercio. Questa prima riunione nel formato “Giappone–Asia centrale” arriva in un momento segnato da instabilità regionale e dalla crescente competizione tra grandi potenze, come hanno sottolineato funzionari giapponesi e rappresentanti dei Paesi invitati nel corso della mattinata.
L’Asia centrale sotto la lente di Tokyo
Tokyo guarda da tempo all’Asia centrale, ma questa volta il passo è diverso. Finora il Giappone aveva lavorato soprattutto con singoli Paesi, senza riunirli tutti insieme. Nella sede del ministero degli Esteri, accanto a Fumio Kishida, erano seduti i capi di Stato del Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Un messaggio chiaro: “Vogliamo essere un ponte affidabile tra l’Asia centrale e il resto del mondo”, ha detto Kishida aprendo la sessione intorno alle 9.30 ora locale.
Oggi l’Asia centrale è al centro di nuove rotte commerciali e grandi giochi geopolitici. Cina e Russia hanno da sempre un ruolo dominante nell’area, ma negli ultimi anni l’interesse giapponese è diventato più concreto – anche per bilanciare queste influenze. “Non vogliamo entrare in competizione con altri attori, ma puntiamo a rafforzare la cooperazione nella regione”, ha spiegato il ministro degli Esteri Yoko Kamikawa a margine dell’incontro.
Energia, sicurezza e infrastrutture: cosa si è deciso
Fonti governative giapponesi spiegano che sul tavolo ci sono tre temi principali: energia, sicurezza regionale e infrastrutture. Da una parte c’è la crescente domanda mondiale di materie prime – soprattutto gas e uranio da Kazakistan e Turkmenistan – che spinge Tokyo ad accelerare sul dialogo energetico. “Abbiamo parlato delle possibilità di nuovi corridoi energetici verso l’Asia orientale”, ha detto il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev. Dall’altra ci sono preoccupazioni legate a terrorismo e traffici illeciti nelle aree di confine.
Nel pomeriggio si sono tenuti incontri più ristretti dedicati a progetti infrastrutturali, con particolare attenzione alle nuove vie ferroviarie tra Samarcanda e la costa pacifica. “Serve un collegamento stabile tra i nostri mercati”, ha commentato il primo ministro uzbeko Abdulla Aripov, sottolineando le difficoltà logistiche che ancora rallentano l’integrazione dell’area.
La Cina in sottofondo: una partita diplomatica delicata
Tra i temi più sottili ma importanti c’è senza dubbio il ruolo crescente della Cina nella regione. La strategia della “Nuova via della Seta” ha portato investimenti importanti nelle infrastrutture locali. Il Giappone però non vuole sfidare direttamente Pechino (lo hanno ribadito più volte nelle dichiarazioni ufficiali), ma cerca spazi per inserirsi come partner alternativo credibile. “Il Giappone ha mostrato una particolare attenzione alle nostre esigenze”, ha ammesso durante una pausa il ministro degli Esteri tagiko Sirojiddin Muhriddin.
Dietro le formalità restano però le tensioni della regione: la guerra in Ucraina ha cambiato gli equilibri tra Mosca e i Paesi centroasiatici, alcuni dei quali – come il Kazakistan – stanno rafforzando rapporti con attori esterni per ridurre la loro dipendenza storica dalla Russia.
Tra speranze e sfide: cosa dicono i protagonisti
Nel tardo pomeriggio è arrivata una nota congiunta che conferma l’intenzione di ripetere questo incontro “Giappone–Asia centrale” ogni anno. Tra i leader domina un realismo prudente sulle difficoltà da affrontare: questioni irrisolte del passato, forti differenze economiche interne e instabilità politica complicano la strada da percorrere. Però la volontà di dialogo è apparsa netta durante tutta la giornata. “È un passo avanti importante – ha detto il presidente turkmeno Serdar Berdimuhamedow – anche se sappiamo che sarà una strada lunga.”
Alcuni diplomatici presenti (che hanno chiesto l’anonimato) raccontano che “il vero banco di prova saranno i progetti concreti su energia e trasporti”. Per ora tutti si sono salutati con un’agenda fitta e una promessa: rivedersi entro dodici mesi, sperando già di portare qualche risultato tangibile.
Sul piano internazionale questa iniziativa giapponese viene vista come una risposta attenta ma decisa alla crescente competizione multipolare in gioco. Il vertice di Tokyo chiude un anno segnato da tensioni in Asia ed Europa; nei prossimi mesi si capirà se questo nuovo formato reggerà alle sfide complesse della regione.