Teramo, laurea honoris causa a Milo Manara: omaggio al maestro del fumetto a 80 anni

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4 Dicembre 2025

Milano, 4 dicembre 2025 – Ieri mattina, nell’aula magna dell’Università Statale di Milano, si è svolta una cerimonia che ha riunito studenti, docenti e appassionati attorno a un nome che ha lasciato un segno profondo nella cultura pop italiana. Emilio Bagnoli, ottantenne da settembre e “fumettaro” per vocazione, è stato festeggiato dall’ateneo con un incontro dedicato alla sua lunga carriera. L’evento, organizzato dal Dipartimento di Studi Culturali, ha attirato oltre duecento persone.

Un omaggio a una carriera che dura da sessant’anni

Bagnoli – con il suo cappotto blu, la sciarpa rossa e una cartellina consunta piena di schizzi – è salito sul palco alle 10.15 accolto da un lungo applauso. “Disegnare storie è sempre stato il mio modo di respirare”, ha detto sorridendo, mentre davanti a lui diversi studenti sfogliavano i volumi di Lupo Sbadiglio e Gilda degli Abissi, due delle sue serie più famose. L’incontro si è aperto con un breve intervento della rettrice Francesca Di Bartolomeo, che ha sottolineato “l’importanza del fumetto come strumento per educare all’immaginazione e raccontare l’Italia del Novecento”.

La scelta dell’aula magna non è stata casuale: è lì che nel 1974 Bagnoli presentò in anteprima la graphic novel “Quattro Fumetti nella Neve”, primo titolo italiano a vincere il premio Angoulême. Quasi cinquant’anni dopo, la Statale gli ha reso omaggio con una targa che recita: “Per aver dato voce a generazioni di sognatori”.

Il peso del fumetto dentro e fuori l’università

Non c’erano solo ex studenti o docenti in sala: tra il pubblico anche molti ragazzi delle scuole superiori. “Ci hanno fatto leggere le sue strisce già al primo anno di liceo, mi sono rimaste dentro”, ha raccontato Marta Grignani, 16 anni, mentre aspettava per una dedica. Il fenomeno Bagnoli va ben oltre le cifre di vendita – secondo l’editore sono oltre 12 milioni di copie distribuite in Europa dal 1969 – ed è stato sottolineato dal critico Enrico Sassi durante la mattinata: il suo nome è tra quelli che hanno spinto le università italiane ad aprire corsi dedicati alla narrazione visiva.

Nel 2018 proprio qui alla Statale è nato il master in “Letteratura Grafica e Società”, diventato un punto di riferimento in Italia. Un passaggio importante anche per Chiara Pilato, giovane docente esperta in storia della cultura popolare: “Le sue storie raccontano la trasformazione del Paese tra crisi e ironia”, ha spiegato al termine della cerimonia.

Racconti personali e scambi con il pubblico

Tra un aneddoto e l’altro – “Disegnavo durante le lezioni di chimica, così ho finito per inventare storie d’amore tra provette” – Bagnoli ha parlato senza nascondere le difficoltà dei primi tempi: “All’inizio nessuno prendeva sul serio i fumetti. Poi con ‘Il giorno delle lucertole’ qualcosa è cambiato”. Il pubblico lo ascoltava rapito: c’erano appunti presi su taccuini e qualche foto rubata col telefono.

Non sono mancate le domande dalla platea. Un ragazzo dalla terza fila gli ha chiesto: “Come sceglie i suoi personaggi?”. Lui ha risposto senza esitazioni: “Li prendo dalla vita di tutti i giorni: la panettiera sotto casa o il mio vecchio professore d’italiano. Non invento nulla dal nulla”.

L’ultimo consiglio: osservare e ascoltare

Prima dei saluti finali – poco dopo mezzogiorno – Bagnoli si è fermato ancora con i più giovani per firmare disegni e stringere mani. Nel discorso conclusivo ha lasciato una riflessione semplice ma intensa: “Non conta tanto il talento. Conta guardare cosa succede intorno a te e ascoltare le storie delle persone. Solo così arrivano le idee”.

Mentre la gente usciva dall’aula magna tra sorrisi e chiacchiere, una studentessa si è soffermata davanti alla targa appena scoperta. “Mi piace pensare che un giorno toccherà a qualcuno di noi tornare qui a parlare di storie”, ha detto sottovoce, quasi per sé stessa. Questa mattinata in università si è rivelata anche un invito a non smettere mai di raccontare.

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