Tensioni Cina-Giappone sul caso Taiwan: come le mosse di Putin e Xi Jinping risvegliano Germania e Giappone

Sara Gelmini

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12 Dicembre 2025

Berlino, 12 dicembre 2025 – Le tensioni mondiali scatenate dalle mosse decise di Russia e Cina non si limitano più alle zone calde. La Germania e il Giappone, due Paesi segnati profondamente dalle guerre del secolo scorso, stanno cambiando radicalmente rotta in campo militare. Il tutto in pochi mesi, spinti soprattutto dalle azioni del presidente russo Vladimir Putin e del leader cinese Xi Jinping, che tra Ucraina, Taiwan e nuove alleanze in Asia centrale stanno riscrivendo gli equilibri di sempre.

Berlino cambia marcia sulle spese militari

A metà ottobre il Bundestag ha detto sì a un aumento della spesa per la difesa che farà superare per la prima volta il tetto simbolico del 2% del Pil. Un cambiamento impensabile fino a qualche anno fa, considerando la prudenza di Berlino, legata alla Costituzione e al peso della Seconda guerra mondiale. Il cancelliere Olaf Scholz, parlando nel cuore della notte dopo il voto in Parlamento, è stato chiaro: “Non possiamo restare fermi davanti all’aggressione russa in Ucraina. Serve un cambiamento vero nella nostra politica di sicurezza”.

I nuovi fondi – circa 100 miliardi in più spalmati su cinque anni – serviranno a dare una nuova vita all’esercito tedesco, soprattutto per quanto riguarda difesa aerea, marina e logistica. Solo così, dicono fonti militari, la Bundeswehr potrà davvero contare in Europa senza dover sempre guardare agli Stati Uniti.

Gli ordini per mezzi blindati e missili Patriot sono già aumentati. A Colonia, nella sede dell’esercito tedesco, l’umore è di cauto ottimismo: “Era ora di muoversi, anche per rispettare gli impegni Nato”, racconta un ufficiale che ha voluto mantenere l’anonimato.

Giappone: basta prudenza, si riarma

Quasi in contemporanea, anche il Giappone ha accelerato nel riarmo. Da gennaio 2025 è entrata in vigore la nuova Strategia di Sicurezza Nazionale, voluta dal governo Kishida: si prevede un aumento graduale delle spese militari fino al 2% del Pil entro il 2027. Un livello mai toccato dal secondo dopoguerra.

Il motivo? La crescente pressione cinese nello stretto di Taiwan e le esercitazioni russe vicino alle isole Curili hanno convinto Tokyo a “difendere con decisione la sovranità nazionale”, ha detto il ministro della Difesa Minoru Kihara davanti ai giornalisti. Tra le mosse principali ci sono l’acquisto dei missili a lungo raggio Tomahawk dagli Stati Uniti e lo sviluppo di radar moderni sulle coste di Okinawa.

Non manca però chi protesta. A Shibuya (Tokyo), decine di persone hanno sfilato con striscioni contro questa svolta militare. Eppure, nei sondaggi Nikkei oltre il 55% degli intervistati sostiene che “le minacce crescenti nella regione richiedono un rafforzamento delle forze armate”.

Russia e Cina spingono sull’acceleratore

Non è una coincidenza che Germania e Giappone stiano cambiando strada proprio ora, spiegano esperti dell’Istituto per gli Affari Internazionali. Da una parte c’è la guerra in Ucraina – iniziata a febbraio 2022 – che ha mostrato quanto sia fragile la sicurezza europea senza un impegno condiviso; dall’altra le continue esercitazioni cinesi nel Sudest asiatico e l’aumento dei voli militari russi vicino allo spazio aereo giapponese (una ventina solo negli ultimi sei mesi secondo fonti ufficiali) hanno spostato le priorità strategiche.

In una conferenza a Singapore lo scorso mese la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha sottolineato: “Il mondo è più instabile, non possiamo permetterci illusioni”. Parole simili sono arrivate da Tokyo dove il premier Kishida ha detto davanti alla Dieta: “Il tempo della prudenza è finito”.

Reazioni sullo scacchiere internazionale

La svolta tedesca e giapponese preoccupa Mosca e Pechino? Secondo diplomatici europei la risposta è sì. “Putin osserva con fastidio questa nuova marcia militarista di Berlino”, confida un funzionario Ue a Bruxelles. Per Pechino invece l’avanzata nipponica può complicare i piani su Taiwan e nelle acque contese con le Filippine.

In sintesi: la pressione di Putin e Xi Jinping sta svegliando potenze abituate da decenni a giocare sul sicuro. Una nuova fase prende forma nelle relazioni internazionali. Ora resta da vedere come reagiranno le altre capitali d’Europa e Asia. I venti della geopolitica soffiano forte proprio su chi aveva scelto finora la via della moderazione.

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