Tensioni Cina-Giappone: Il Caso Miyazaki Tra Le Conseguenze delle Dichiarazioni di Takaichi Sanae

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21 Dicembre 2025

Tokyo, 21 dicembre 2025 – Le parole pronunciate poco più di un mese fa dalla premier giapponese Takaichi Sanae, durante un forum sulla sicurezza nella capitale, continuano a far tremare gli equilibri già fragili dell’Asia orientale. A una domanda su un possibile attacco cinese a Taiwan, la leader non ha esitato a far capire che le Forze di autodifesa giapponesi potrebbero intervenire direttamente. Una risposta netta, senza giri di parole, che ha subito scatenato reazioni a catena.

Diplomazia al limite tra Tokyo e Pechino

Fonti diplomatiche giapponesi raccontano che quella frase di Takaichi, anche se detta in modo interlocutorio, è stata letta da Pechino come un chiaro avvertimento. La risposta cinese non ha tardato ad arrivare: “Seguiamo con seria preoccupazione le dichiarazioni del premier giapponese”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese, sottolineando che ogni intervento diretto sarebbe considerato un’escalation. Nonostante i tentativi iniziali di Tokyo di calmare le acque, la tensione nelle ultime settimane è cresciuta.

I media giapponesi riferiscono che la Cina ha imposto nuove restrizioni commerciali sulle esportazioni dall’arcipelago, con impatti evidenti in settori chiave come elettronica e automotive. Lunedì scorso, al porto di Yokohama, sono stati fermati almeno sette container pieni di componenti destinati alle fabbriche del Guangdong. Un segnale che gli esperti non sottovalutano.

Taiwan al centro dello scontro

Il tema di Taiwan torna a occupare il centro del dibattito strategico nel Pacifico. La Cina ha intensificato la sua presenza militare nello Stretto e nelle ultime due settimane ha condotto nuove esercitazioni navali con decine di navi, alcune delle quali hanno navigato a meno di 80 miglia dalle isole Senkaku – contese tra Tokyo e Pechino. Secondo l’agenzia Kyodo, nella notte tra giovedì e venerdì almeno tre caccia cinesi hanno sorvolato lo spazio aereo vicino alla zona d’identificazione giapponese. Il ministro della Difesa nipponico ha commentato: “Stiamo seguendo ogni mossa con la massima attenzione”.

Anche gli alleati occidentali si sono fatti sentire: dal Dipartimento di Stato americano è arrivato l’invito “a mantenere il dialogo e la calma”, mentre l’Unione Europea ha espresso “grande preoccupazione per la stabilità dell’area”.

Dietro le parole di Takaichi

Il momento in cui Sanae Takaichi ha parlato della possibilità di un intervento militare giapponese non è casuale. Negli ultimi mesi il governo ha rivisto la propria strategia difensiva: tra ottobre e novembre sono stati pubblicati due documenti importanti (il nuovo Libro bianco sulla difesa e le Linee guida strategiche 2026) che mostrano un avvicinamento più deciso a Washington e ai partner nell’Indo-Pacifico. Molti osservatori vedono nelle sue parole un messaggio rivolto sia a Pechino sia all’opinione pubblica interna.

Un funzionario vicino al gabinetto Takaichi confida in privato: “Il Giappone non vuole alimentare tensioni, ma non può tirarsi indietro dagli impegni internazionali”. Interpellata dai giornalisti mercoledì scorso alla Dieta, la premier ha ribadito: “Siamo fermi nel nostro impegno per pace e stabilità regionale”. Nessun passo indietro sulle sue affermazioni del mese scorso.

Effetti sull’economia e dentro il paese

Dentro il Giappone la posizione del governo ha spaccato l’opinione pubblica. Secondo un sondaggio del Mainichi, il 47% degli intervistati giudica “giustificata” una linea dura verso Pechino, mentre il 38% chiede più cautela. Gli imprenditori guardano con preoccupazione alla possibilità che la disputa sfoci in una guerra commerciale su larga scala.

Anche la Borsa di Tokyo ha pagato dazio: nelle ultime due settimane l’indice Nikkei è sceso quasi del 2%, con cali più forti nei settori legati alle esportazioni verso la Cina. Non è passato inosservato l’incontro riservato tra i vertici delle grandi aziende tecnologiche e il ministro dell’Economia, venerdì sera a Marunouchi.

Una situazione ancora in bilico

Oggi – 21 dicembre – la situazione resta incerta tra paura e trattative. Nessuno vuole essere ricordato come chi ha acceso un nuovo focolaio nel Pacifico, ma i margini per riaprire il dialogo sono stretti. Eppure quella frase di Sanae Takaichi continua a risuonare forte. Con conseguenze difficili da prevedere e molti che si chiedono: siamo davvero davanti a una svolta nei rapporti tra Giappone, Cina e Taiwan?

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