Roma, 5 dicembre 2025 – Un’indagine scientifica di rilievo internazionale ha recentemente approfondito gli effetti a lungo termine dei tatuaggi sul sistema immunitario, evidenziando potenziali rischi legati all’accumulo dei pigmenti nei linfonodi, organi fondamentali per la risposta immunitaria. Il lavoro, pubblicato sulla rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences), è stato guidato dall’italiana Arianna Capucetti e coordinato da Santiago González dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona (Svizzera), con la collaborazione di 12 gruppi di ricerca internazionali.
L’accumulo dei pigmenti e l’impatto sui linfonodi
Lo studio ha preso in esame l’azione di pigmenti di uso comune nei tatuaggi, in particolare quelli di colore nero, rosso e verde, attraverso esperimenti condotti su modelli murini. I ricercatori hanno osservato che, dopo l’esecuzione di un tatuaggio, l’inchiostro migra rapidamente dal sito cutaneo verso il sistema linfatico, concentrandosi soprattutto nei linfonodi. Questi piccoli organi svolgono un ruolo chiave nel coordinare la risposta immunitaria e nel contrastare infezioni.
L’accumulo dei pigmenti nei linfonodi determina una risposta infiammatoria articolata in due fasi: una prima fase acuta, che dura circa due giorni, e una fase cronica che può protrarsi per anni. Nella seconda fase, i pigmenti vengono inglobati dai macrofagi, cellule immunitarie deputate alla distruzione di agenti estranei. Tuttavia, questi macrofagi non riescono a degradare l’inchiostro, con conseguente rischio di morte cellulare e progressivo accumulo dei pigmenti. L’effetto risulta particolarmente evidente con gli inchiostri rossi e neri.

Conseguenze sulla funzionalità immunitaria e ipotesi sulla risposta vaccinale
Gli studiosi ipotizzano che la permanenza nel tempo dei pigmenti nei linfonodi possa interferire con la capacità di difesa immunitaria, coinvolgendo nuove cellule immunitarie che si trovano a contatto con i residui di inchiostro. Questa situazione potrebbe ridurre progressivamente l’efficacia complessiva del sistema immunitario.
Un aspetto innovativo e ancora da verificare riguarda l’eventuale influenza dei tatuaggi sulla risposta ai vaccini. Le particelle di pigmento potrebbero, secondo gli autori, compromettere l’efficacia delle vaccinazioni, tema che richiede ulteriori studi specifici e approfondimenti per chiarire questo legame.
Contesto e ricerche precedenti sull’accumulo di pigmenti
Il lavoro si inserisce in un dibattito scientifico e sociale aperto da anni, che riguarda i possibili effetti sulla salute dei pigmenti utilizzati nei tatuaggi, compresi i rischi oncologici, finora non chiaramente dimostrati. Nel 2022, in Italia, la scoperta di alcune sostanze cancerogene in pigmenti per tatuaggi aveva portato al ritiro dal mercato di nove prodotti, sottolineando l’importanza della sicurezza e del controllo di questi materiali.
Uno studio antecedente, pubblicato nel 2017 su Scientific Reports e condotto dall’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR), aveva già documentato la presenza di nanoparticelle di inchiostro non solo nella pelle, ma anche nel sangue e nei linfonodi di persone tatuate. Quei risultati avevano mostrato un rigonfiamento cronico dei linfonodi, confermando la capacità delle particelle di penetrare e permanere nei tessuti profondi.
L’attuale ricerca riporta quindi nuove evidenze sulla complessità degli effetti dei tatuaggi, suggerendo la necessità di ulteriori approfondimenti per valutare appieno l’impatto di questi pigmenti sulla salute umana e per migliorare le normative riguardanti i materiali utilizzati.