Signal for Help: il gesto silenzioso contro la violenza domestica spiegato in un video

Esplora Giappone

info@esploragiappone.it

22 Dicembre 2025

Milano, 22 dicembre 2025 – A volte basta un gesto rapido con la mano, senza dire una parola, per passare dalla paura alla possibilità di chiedere aiuto. Negli ultimi mesi anche in Italia sta prendendo piede il cosiddetto “segnale silenzioso“, una semplice sequenza di movimenti che permette alle donne in difficoltà, vittime di violenza domestica o abusi, di comunicare il proprio disagio in modo discreto. L’iniziativa, nata nel 2020 grazie alla Canadian Women’s Foundation, ha già trovato terreno in diversi paesi. Oggi è uno strumento concreto anche per chi, a Milano come a Roma, non può parlare apertamente.

Il gesto che parla senza voce

Il gesto è semplice: si mostra il palmo della mano, si piega il pollice verso il palmo e poi si richiudono le dita sopra il pollice. Una sequenza elementare, studiata per essere chiara e difficile da confondere. “Quando lo abbiamo creato, l’idea era dare alle donne un modo immediato per lanciare un segnale anche durante una videochiamata”, racconta Andrea Gunraj, portavoce della fondazione canadese. L’obiettivo era uno solo: offrire un alert silenzioso in situazioni in cui chiedere aiuto apertamente sarebbe stato troppo rischioso.

Nel 2021 il gesto ha spopolato su TikTok e altri social. Anche in Italia le associazioni contro la violenza sulle donne lo hanno iniziato a promuovere. “Ci sono stati casi in cui le forze dell’ordine sono intervenute dopo che familiari o amici avevano riconosciuto il segnale”, spiega una volontaria del Telefono Rosa. Non sempre però chi vede il gesto sa come reagire: le associazioni raccomandano di non affrontare mai direttamente l’aggressore, ma di chiamare subito il 112 o i servizi specializzati.

Dalla pandemia all’Italia: numeri e storie

L’idea nasce nel pieno della pandemia di Covid-19, quando tante donne si sono ritrovate isolate con i loro aguzzini. Secondo dati della Canadian Women’s Foundation, nel 2020 oltre il 40% delle chiamate ai centri antiviolenza arrivava tramite video o chat. “Serviva un linguaggio non verbale, che tutti potessero capire”, ricorda Gunraj.

In Italia l’uso del segnale silenzioso è ancora limitato ma sta crescendo. “Riceviamo sempre più richieste di informazioni sul gesto”, dice Silvia Fumarola del centro antiviolenza Differenza Donna. Alcune storie raccolte tra Roma e Napoli raccontano di colleghe o vicine che hanno notato quel movimento durante una call di lavoro o una visita a casa. “All’inizio pensavo fosse solo un tic nervoso, poi ho avuto dei dubbi e ho chiesto aiuto al centro”, confida una donna milanese.

Le istituzioni si muovono ma serve ancora molto

Il Ministero dell’Interno, interpellato sull’argomento, ammette che la formazione degli agenti sul nuovo segnale è ancora incompleta. “Stiamo lavorando insieme ad associazioni e centri specializzati per aggiornare i protocolli”, spiega un funzionario della Polizia di Stato. La Commissione Pari Opportunità del Comune di Milano ha avviato campagne informative nelle scuole e tra i dipendenti comunali. Anche alcune catene di supermercati – come Esselunga e Coop Lombardia – hanno aderito all’iniziativa con locandine nei punti vendita.

Ma la strada non è facile: “Non tutti riconoscono subito il segnale”, dice Fumarola, “serve un lavoro costante di sensibilizzazione”. Gli esperti sottolineano che solo con una rete diffusa e ben organizzata questo strumento potrà davvero fare la differenza.

Prevenire e agire: consigli pratici

Gli operatori dei centri antiviolenza insistono su un punto fondamentale: se si vede qualcuno fare il segnale silenzioso, bisogna restare calmi e non attirare l’attenzione dell’aggressore. La procedura giusta è annotare la situazione, cercare con discrezione se serve aiuto e, quando possibile, chiamare subito il numero unico di emergenza.

Il fenomeno cresce soprattutto grazie ai social network. Il passo successivo – dicono dal Telefono Rosa – sarà inserire questo segnale nei programmi scolastici e nelle formazioni aziendali, per costruire una rete protettiva più solida intorno alle donne a rischio.

L’obiettivo resta chiaro: offrire alle donne — anche nelle situazioni più difficili — uno strumento semplice per dire “ho bisogno d’aiuto”, quando parlare non è possibile. Un piccolo movimento delle dita può salvare una vita.

×