Roma, 14 dicembre 2025 – Entro martedì 17 dicembre quasi 26 milioni di italiani vedranno arrivare il pagamento di fine anno più atteso: la tredicesima mensilità per lavoratori dipendenti e pensionati. Un appuntamento che ogni anno arriva puntuale, a ridosso delle feste natalizie, ma che in questo 2025 – segnato da incertezze economiche e rincari – pesa ancora di più nel bilancio delle famiglie. Secondo i dati dell’INPS e delle associazioni di categoria, la somma complessiva supera i 41 miliardi di euro.
Cosa cambia quest’anno per lavoratori e pensionati
La tredicesima, prevista dai contratti collettivi per la maggior parte dei lavoratori dipendenti sia pubblici sia privati, e per i pensionati, sarà versata tra il 15 e il 17 dicembre. Nel pubblico impiego il pagamento è fissato al 15, mentre nel settore privato la data dipende dal datore di lavoro, generalmente entro il 17.
Sono circa 16 milioni i pensionati che riceveranno l’accredito dall’INPS, direttamente sul conto corrente o tramite sportelli e Poste. Gli altri dieci milioni sono lavoratori dipendenti nei settori industria, commercio, servizi e pubblica amministrazione. La media netta della tredicesima si aggira intorno ai 1.200 euro, ma varia molto a seconda del settore, degli anni di lavoro e dei trattamenti integrativi.
L’impatto economico: consumi e risparmi
Questa tornata di pagamenti dà un po’ di respiro a tante famiglie italiane, come sottolinea Confesercenti: “Gran parte della tredicesima andrà a coprire spese obbligate, come bollette e mutui”, ha spiegato ieri la presidente Patrizia De Luise. Solo una parte minore finirà nei consumi natalizi: secondo l’Ufficio Studi Confcommercio, meno del 40% sarà speso in regali o cibo.
“Molti usano questa mensilità extra per tappare i buchi nel bilancio familiare”, conferma anche l’analista Stefano Capaccioli. Cresce pure la voglia di mettere da parte qualcosa: rispetto al 2023 sono aumentati del 6% i bonifici verso libretti o depositi bancari.
Chi resta fuori e cosa fare se manca il pagamento
Non tutti però vedranno arrivare la tredicesima: restano esclusi gli autonomi, chi ha partita IVA senza rapporto subordinato e i lavoratori con contratti di collaborazione. Lo stesso vale per chi ha iniziato a lavorare dopo l’ultima mensilità utile. Chi non riceve il pagamento deve rivolgersi prima agli uffici risorse umane dell’azienda o al patronato per le pensioni.
Non sono mancate le polemiche sui social. Alcuni utenti hanno raccontato – tra ironia e rabbia – di non aver ancora visto nulla alle 9 del mattino. “Ogni anno la stessa storia”, commenta Maurizio P., impiegato in una grande azienda informatica romana. L’INPS precisa che “per motivi tecnici alcune operazioni possono slittare di poche ore”. Le aziende invitano alla pazienza fino alla giornata bancaria utile.
Le detrazioni fiscali: quanto resta davvero in tasca
La cifra che arriva in mano è quasi sempre inferiore a quella lorda indicata nel cedolino. Si applicano infatti le ritenute IRPEF, trattenute previdenziali e spesso anche addizionali regionali o comunali. Chi guadagna meno di 35mila euro all’anno beneficia delle detrazioni che riducono le tasse; sopra questa soglia invece l’importo netto si riduce sensibilmente.
“L’effetto fiscale sulla tredicesima si sente”, dice Michele Ricci, consulente del lavoro milanese. “Resta comunque un’entrata importante che può fare davvero la differenza per molte famiglie in questo periodo”.
Le prospettive secondo i sindacati
Guardando al futuro, sindacati come CGIL, CISL e UIL chiedono da tempo una revisione della tassazione sulle mensilità aggiuntive: “Serve alleggerire il peso sulle buste paga”, ha detto ieri Pierpaolo Bombardieri (UIL). Il governo ha confermato che se ne parlerà nella prossima legge di bilancio.
Nel frattempo resta ferma la scadenza di martedì. Tra speranze e necessità, per milioni di italiani questa tredicesima è ancora una volta un passaggio fondamentale per chiudere i conti con il 2025.