Palermo ospita la prima mostra italiana sul cambiamento climatico con foto e video sul Mediterraneo

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11 Dicembre 2025

Roma, 11 dicembre 2025 – Fotografie e video raccolti nelle ultime settimane stanno mettendo nero su bianco, con sempre più chiarezza, gli effetti del cambiamento climatico sul Mare Nostrum. Così è ancora chiamato il Mar Mediterraneo da studiosi e gente di mare. Le immagini, scattate lungo tutta la fascia che va dalla Sicilia alla Liguria, passando per il porto di Cagliari fino alle coste egiziane, mostrano quella che i biologi marini definiscono “una mutazione continua” degli ecosistemi, una volta considerati stabili. A raccontarlo sono scienziati, pescatori e residenti: in queste ore stanno condividendo questo materiale – spesso girato con semplici smartphone – con le principali redazioni e centri di ricerca.

Cambiamenti chiari nelle acque del Mediterraneo

Nei giorni successivi alle forti mareggiate del 9 e 10 dicembre sulla costa tirrenica, i social si sono riempiti di immagini che mostrano specie tropicali come il pesce palla maculato nei pressi di San Vito Lo Capo. Un fenomeno già visto l’anno scorso, ma che secondo il biologo Paolo Bianchi del CNR di Napoli “quest’anno si presenta con maggiore frequenza e in aree molto più vaste”. Bianchi sottolinea anche l’importanza dei video inviati dai pescatori locali: “Sono una fonte preziosa di dati grazie alla loro immediatezza”. Su alcuni spezzoni pubblicati sul portale ISPRA si vedono banchi di meduse pelagiche e resti di alghe brune spiaggiati a Ostia.

Gli abitanti raccontano: testimonianze e preoccupazioni

“Non avevamo mai visto pesci così qui”, ammette Giovanni Russo, pescatore a Porto Empedocle da oltre quarant’anni. La sua voce si sente in un breve video mentre mostra le reti danneggiate. È solo una delle tante testimonianze raccolte nelle ultime ore tra Civitavecchia e Marsiglia. Gli operatori balneari sentiti dalla redazione di alanews.it all’alba di oggi hanno detto di aver dovuto fermare le attività per la presenza anomala di schiume persistenti nell’acqua. Gli esperti spiegano che quel fenomeno è legato alla proliferazione del fitoplancton favorita dall’aumento delle temperature.

Non mancano i video amatoriali in cui turisti stranieri appaiono spaesati davanti ai cartelli di divieto temporaneo di balneazione sulla costa campana. Una ragazza francese intervistata a Pozzuoli racconta: “Abbiamo scelto questa zona per il mare blu, ma ci siamo trovati davanti a qualcosa che non ci aspettavamo”.

Effetti sulla fauna marina: numeri e previsioni

Secondo gli ultimi dati forniti da ISPRA e MedSea Foundation, tra giugno e novembre 2025 la temperatura superficiale del Mediterraneo è salita in media di 1,8 gradi rispetto agli ultimi vent’anni. Questo spinge specie tipiche delle acque calde a migrare verso nord, mettendo in difficoltà alcune specie importanti per la pesca locale. “Acciughe e sardine soprattutto hanno tassi riproduttivi più bassi”, spiega Chiara Marangoni della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli. Nei video ripresi al largo delle Egadi si nota anche un lento declino delle praterie di posidonia, fondamentali per mantenere l’equilibrio dell’ecosistema.

L’impatto sulle comunità costiere: economia e ambiente in bilico

Le foto arrivate agli esperti mostrano spiagge erose dal mare – soprattutto nel tratto tra Ostia e Terracina – dove barche da pesca giacciono rovesciate o quasi sommerse dall’acqua alta. “Abbiamo perso quasi trenta metri di spiaggia in due settimane”, ha detto il sindaco di Ladispoli durante una riunione straordinaria ieri pomeriggio al Comune. Cresce anche la preoccupazione tra i ristoratori che faticano a trovare pesce fresco locale: “Ormai quasi tutto arriva congelato da fuori”, confida un cuoco al porto di Gaeta.

Le immagini inviate dai volontari della Protezione Civile rivelano piccoli dettagli inquietanti: mucchi di plastica trascinati dalle onde, barriere frangiflutti distrutte e volatili acquatici che si vedono dove prima non c’erano mai stati. Non sono più segnali isolati: secondo le autorità regionali questi fenomeni capitano ormai con una frequenza “mai vista negli ultimi cinquant’anni”.

La risposta delle istituzioni: nuove misure in campo

Sul fronte istituzionale, ieri alle 16 il Ministero dell’Ambiente ha annunciato una nuova campagna per monitorare le acque costiere. Le immagini raccolte nei prossimi mesi serviranno sia per studi scientifici sia per sensibilizzare la popolazione sulle conseguenze reali dei cambiamenti in corso. “Serve una risposta comune”, ha detto nel pomeriggio la ministra Alessandra Tavella durante un incontro con rappresentanti locali e attivisti ambientali a Roma.

Nessuno sa ancora quanto rapidamente cambierà il volto del Mare Nostrum. Una cosa però è chiara: i video e le foto scattate tra case dei pescatori e laboratori stanno diventando una lente d’ingrandimento sempre più potente sulle trasformazioni del nostro mare. E forse anche un avvertimento per chi guarda da lontano.

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