Singapore, 24 dicembre 2025 – In una mattinata limpida, con i grattacieli che si stagliano netti contro il cielo e i parchi urbani che si intrecciano come un mosaico verde, a Singapore torna d’attualità una domanda che da tempo anima architetti e urbanisti: cosa significa davvero rendere una città a misura d’uomo? Un interrogativo che da anni accende discussioni pubbliche e che ultimamente ha trovato nuovo vigore nel confronto con Copenaghen, capitale danese spesso indicata come modello di vivibilità. Due realtà lontane per cultura e geografia, ma con un obiettivo comune: mettere l’uomo al centro delle scelte urbanistiche.
Singapore e Copenaghen: modelli a confronto
A Copenaghen l’atmosfera è un’altra. Il vento fresco attraversa i canali, mentre le biciclette sfrecciano ordinate lungo le piste ciclabili. La gente affolla i mercati del centro già alle prime ore del mattino. Qui la città punta tutto sulla mobilità sostenibile e sulla riduzione dell’impatto ambientale. Lo conferma Morten Kabell, ex assessore alla mobilità: “Abbiamo scelto di investire in piste ciclabili ampie e in servizi pubblici efficienti perché volevamo offrire alternative reali all’auto privata”.
A Singapore l’approccio è diverso, ma la meta rimane la stessa. La città-Stato, famosa per la sua efficienza amministrativa e il controllo rigoroso degli spazi pubblici, ha lanciato una serie di progetti pensati per migliorare la vita dei cittadini. Dal programma “City in a Garden” all’espansione del trasporto pubblico sotterraneo, l’obiettivo è “rendere ogni spazio accessibile e piacevole”, ha spiegato il sindaco Desmond Lee durante una conferenza al Marina Bay Sands.
Gli effetti concreti sulla vita quotidiana
Ma cosa vuol dire davvero mettere l’uomo al centro? A Copenaghen si traduce nelle abitudini di ogni giorno: usare la bici per andare al lavoro, ritrovarsi nei parchi anche d’inverno, partecipare attivamente alla vita di quartiere. Secondo i dati locali, il 62% dei residenti si muove in bicicletta quotidianamente, una cifra che “fa invidia a molte metropoli europee”, sottolinea Anna Petersen, urbanista danese.
A Singapore, invece, questa centralità passa anche dalla cura maniacale degli spazi verdi – più di 300 parchi collegati da 200 chilometri di “green corridors” – e dall’attenzione alla sicurezza. “Qui posso lasciare mio figlio a giocare senza paura”, racconta Lim Wei, madre di due bambini incontrata all’ombra delle Gardens by the Bay. Secondo la polizia locale, i reati contro la persona sono calati del 15% negli ultimi tre anni.
Infrastrutture e qualità dell’aria: la sfida ambientale
Non tutto fila liscio. A Copenaghen negli ultimi tempi si è acceso il dibattito sulla congestione delle piste ciclabili nelle ore di punta e sulla necessità di ammodernare il trasporto pubblico. A Singapore invece il problema resta la qualità dell’aria nei mesi più caldi: umidità elevata e ondate di smog dalla vicina Indonesia mettono a dura prova residenti e autorità. Per questo il governo ha accelerato i piani per aumentare gli spazi verdi verticali sui grattacieli e migliorare la ventilazione naturale nelle zone più dense della città.
Sul fronte energetico le differenze sono nette. In Danimarca oltre il 70% dell’elettricità arriva da fonti rinnovabili; a Singapore, che importa quasi tutta l’energia necessaria, la transizione verso il verde è appena iniziata. “Serve uno sforzo collettivo”, ha riconosciuto recentemente il ministro della Sostenibilità Grace Fu in un’intervista.
Le persone prima dei numeri
In fondo, sia a Singapore sia a Copenaghen, le strategie riflettono priorità diverse ma hanno lo stesso cuore: l’individuo. “Non c’è una formula magica – ammette Kabell – ma ascoltare chi vive ogni giorno la città è fondamentale”. Solo così urbanistica e tecnologia possono davvero andare d’accordo. Restano però zone d’ombra: costi elevati degli alloggi in entrambe le città, esclusione sociale delle fasce più deboli, difficoltà a integrare i giovani nei quartieri storici.
Domande aperte che aspettano risposte concrete. Ma in queste due metropoli – diverse per dimensione e clima – la sfida è chiara: ripensare gli spazi urbani mettendo davvero ogni giorno l’uomo al centro. Una sfida che architetti e cittadini ricordano richiede equilibrio tra sogno e realtà.