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5 Dicembre 2025

Roma, 5 dicembre 2025 – Potrebbe essere questione di giorni prima di vedere finalmente un accordo tra Governo e parti sociali sulla riforma delle pensioni, dicono fonti vicine al Ministero del Lavoro. La trattativa, che va avanti da settembre tra Palazzo Chigi e i maggiori sindacati, sembra aver preso una piega decisiva nelle ultime 48 ore. Non ci sono conferme ufficiali, ma dai corridoi si parla di un “ottimismo cauto”.

Riforma pensioni: svolta nelle trattative

Negli ultimi tempi, i tecnici del Ministero guidato da Marina Tagliaferri hanno moltiplicato gli incontri con Cgil, Cisl e Uil. L’obiettivo, raccontano più fonti a via Veneto, è trovare una soluzione condivisa sulla flessibilità in uscita: un punto su cui i sindacati spingono ormai da mesi. I dettagli restano coperti da riserbo. “Siamo vicini a un’intesa, ma restano nodi da sciogliere. Però il clima è cambiato”, ha detto ieri sera una fonte sindacale appena uscito dal vertice con il sottosegretario Riccardo Bevilacqua.

Da Palazzo Chigi, intanto, si mantiene prudenza. Ma qualcosa si muove. “Il dialogo è costante e siamo fiduciosi di poter presto presentare una proposta che consideri le esigenze di tutti”, ha detto la ministra Tagliaferri ai giornalisti poco dopo le 20 di ieri. Solo allora capiremo se la riforma riuscirà a sbloccare una situazione che tiene col fiato sospeso centinaia di migliaia di lavoratori.

Le richieste sindacali e le contromosse del Governo

I sindacati chiedono un meccanismo per l’uscita anticipata più flessibile rispetto ai 67 anni fissati dalla legge Fornero. Vogliono anche tutelare le categorie più fragili e chi svolge lavori pesanti. Da settimane si ragiona su ipotesi come la “Quota 103” e nuovi scivoli per chi ha iniziato a lavorare molto giovane. I rappresentanti di Cgil e Uil non nascondono la pressione: “Serve un segnale chiaro – ha detto Annamaria Furlan – la pazienza dei lavoratori non è infinita”.

Sul fronte delle coperture finanziarie, invece, il Tesoro avrebbe messo paletti severi: la nuova formula non potrà pesare troppo sui conti pubblici nel triennio 2026-2028, secondo indiscrezioni raccolte da alanews.it. Per questo motivo, spiegano dal MEF, la soluzione sarà “graduale e sostenibile”. Un equilibrio tutt’altro che semplice, sottolineano gli addetti ai lavori.

Impatto sulle platee: chi potrebbe beneficiarne

Secondo le prime stime circolate ieri sera, il nuovo sistema potrebbe interessare oltre 400mila lavoratori entro il 2027. Si tratta soprattutto di dipendenti pubblici e privati nati tra il 1960 e il 1964, molti dei quali speravano ancora nella proroga di misure temporanee come “Opzione Donna” o “Ape Sociale”. Non mancano però i dubbi: “Se i criteri rimangono troppo rigidi rischiamo solo un maquillage”, ha sbottato ieri pomeriggio un delegato Cisl fuori dalla sede di via Po.

Tra le ipotesi ancora sul tavolo c’è quella di rafforzare le deroghe per lavori usuranti – dagli operai della logistica agli infermieri – e di aprire una finestra per chi ha almeno 41 anni di contributi. Gli ultimi dettagli dovrebbero essere messi a punto entro domani o dopodomani, con l’obiettivo di portare il testo definitivo in Consiglio dei ministri entro la fine della prossima settimana.

Tempistiche e scenari: cosa aspettarsi nei prossimi giorni

Il prossimo incontro operativo è fissato per domani mattina alle 10 a Palazzo Vidoni, sede del Ministero della Pubblica Amministrazione. Da quel che filtra, i tecnici lavoreranno su simulazioni numeriche per capire meglio l’impatto delle varie opzioni sul bilancio. Nel frattempo i sindacati tengono alta la tensione con lo stato di mobilitazione ma – si vocifera nei corridoi – sarebbero pronti a mettere in pausa le proteste davanti a un annuncio ufficiale.

L’aria resta comunque cauta. Sui social diversi iscritti lamentano l’ennesima attesa (“Ci illudono ancora?” scrive un utente su Facebook), mentre altri ricordano le difficoltà vissute con i precedenti cambi normativi. La questione delle pensioni rimane al centro dell’agenda politica pre-natalizia.

Verso l’annuncio: le reazioni del mondo politico

Nel tardo pomeriggio sono arrivate le prime reazioni dal Parlamento. Dalla maggioranza filtra soddisfazione: “Un passo avanti che riconosce il valore sociale delle pensioni”, commenta Roberto Gagliardi (PD). Più cauta l’opposizione: “Aspettiamo il testo, serve trasparenza”, dice Sara Corsi (M5S). Solo nelle prossime ore capiremo se l’accordo riuscirà a superare gli ultimi ostacoli interni.

Una fonte vicina alla Presidenza del Consiglio lascia intendere che l’annuncio ufficiale potrebbe arrivare già tra venerdì e lunedì. La posta in gioco è alta: da questa riforma dipende anche una parte della credibilità internazionale dell’Italia davanti all’Europa.

Per ora resta solo da aspettare. Intanto, nei bar intorno a Montecitorio – ieri sera poco dopo le 22 – la discussione era vivace tra commessi e cronisti: “Quando arriva la firma?” chiedeva qualcuno col bicchiere ancora mezzo pieno. Solo nelle prossime ore sapremo se questa volta l’attesa sarà davvero finita.

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