Roma, 24 dicembre 2025 – In queste feste di fine anno, le famiglie italiane – dai vicoli di Trastevere ai borghi dell’Appennino – si chiedono cosa mettere in tavola per la vigilia e il pranzo di Natale. Un rito che ogni regione, spesso ogni famiglia, porta avanti con regole ben precise e qualche eccezione, mescolando ricette classiche a piccoli cambiamenti dettati dal tempo o dalle mode. La domanda che resta è sempre la stessa: cosa scegliere tra antipasti, primi, secondi e dolci senza perdere il vero sapore dell’incontro?
Antipasti tra tradizione e novità
Le tavole italiane, dalle grandi città alle campagne più sperdute, partono spesso con antipasti che vanno dagli affettati locali a insalate di mare e stuzzichini caldi. A Milano, si trova ancora la classica insalata russa – fatta rigorosamente in casa dalla nonna, racconta una signora al mercato di Porta Romana ieri mattina – mentre a Napoli si preferisce un mix di capitone fritto e verdure in pastella, servite appena tolte dall’olio bollente.
Negli ultimi giorni, secondo i dati diffusi da Coldiretti, sono aumentate le richieste di salmone affumicato e carpacci di pesce. I negozianti parlano anche di una maggiore attenzione verso prodotti certificati e DOP. “Oggi il cliente vuole sapere esattamente cosa mangia”, spiega Carla Ricci, titolare di una gastronomia nel centro di Bologna. “Spesso ci chiedono se le acciughe vengono dal Mar Cantabrico o se il pane è fatto con lievito madre”.
Primi piatti: la sfida tra Nord e Sud
Se c’è un piatto che divide l’Italia, è proprio il primo. Al Nord si punta su risotti – come quello allo zafferano con pistilli raccolti a mano, raccontano dall’Associazione Risicoltori Italiani –, lasagne o agnolotti in brodo; al Sud invece dominano zuppe di pesce, linguine alle vongole e pasta fresca tirata al mattarello poco prima di sedersi a tavola. Gennaro S., cuoco nel quartiere Vomero a Napoli, confida: “In casa nostra non manca mai un piatto di spaghetti alle vongole a Natale. Era un rito anche per mio padre”.
Nelle zone dell’Umbria e delle Marche le tavole si riempiono invece di cappelletti o passatelli in brodo. “Il segreto? La pazienza”, scherza Maria Pia, pensionata di Foligno.
Secondi: pesce alla vigilia, carne a Natale
Secondo la tradizione più seguita (ma non sempre rispettata), la vigilia si celebra con il pesce. In molte case lombarde e piemontesi trionfano filetti di persico e trote al forno; sulle coste adriatiche non mancano orata e baccalà mantecato. Sulle rive del Tirreno domina invece il capitone, anche se ormai molti lo sostituiscono con piatti più semplici.
A Natale invece spazio alla carne arrosto, brasati e stufati. Da nord a sud l’agnello spesso fa capolino tra i secondi principali. Luigi De Santis, allevatore abruzzese, spiega che “l’agnello nostrano va prenotato con settimane d’anticipo”. Nel Lazio va molto il tacchino ripieno; chi sta attento alla linea – come osserva una nutrizionista romana – riscopre ricette più leggere, tipo pesce al forno con verdure.
Dolci: dal panettone agli antichi sapori locali
Dopo ore passate a tavola (e qualche battibecco su chi debba sparecchiare), arrivano i dolci. Il panettone artigianale resta il re indiscusso a Milano; a Roma e Napoli invece preferiscono torroni e struffoli – piccole palline fritte ricoperte di miele e confettini colorati. In Sicilia la domanda per cassate e cannoli sale del 30% rispetto ai mesi scorsi, riferisce l’Associazione Pasticceri Italiani.
“Quest’anno abbiamo venduto più panettoni che pandori”, ammette Alessandro Zappalà, pasticcere romano. Ma nelle case più legate alla tradizione resistono ancora dolci antichi: cartellate pugliesi immerse nel vin cotto, pangiallo laziale o mostaccioli irpini.
Variazioni moderne e attenzione alle intolleranze
Rispetto agli anni passati – confermano anche i dati ISTAT sugli acquisti durante le feste – crescono le proposte per vegetariani e chi ha intolleranze al glutine o al lattosio. Più verdure grigliate tra gli antipasti; primi senza ingredienti animali; dolci gluten free. “Le esigenze cambiano e noi cuochi dobbiamo aggiornarci”, ammette Gianluca Capraro, chef milanese.
Anche i costi sono sotto controllo: secondo Confesercenti un menù completo in trattoria va dai 40 agli 80 euro a persona; chi preferisce cucinare a casa può comunque risparmiare facendo attenzione alle offerte dei supermercati.
Sulla tavola del 2025 convivono dunque memoria familiare e nuove esigenze. Tra arrosti fumanti e panettoni decorati la festa si rinnova ogni anno: un modo per stare insieme davanti ai sapori che raccontano storie, luoghi e affetti.