Firenze, 21 dicembre 2025 – Per la prima volta, più di trenta dipinti di Silvestro Lega, Giovanni Fattori e Telemaco Signorini si trovano uno accanto all’altro nelle sale di Palazzo Strozzi, nel cuore di Firenze. Un evento che gli appassionati della Macchia aspettavano da tempo e che da oggi apre al pubblico con orari prolungati fino alle 21 nei weekend. La mostra si basa su un’idea chiara: far emergere la complessità dei rapporti tra questi tre protagonisti dell’Ottocento italiano e mettere a confronto diretto alcune delle loro opere più note insieme ad altre raramente esposte.
Un confronto senza precedenti tra i grandi della Macchia
Le sale sono illuminate da luci soffuse e le pareti tinte di un caldo color burro fanno da sfondo a una serie ravvicinata di tele provenienti sia da musei italiani che da collezioni private. Tra i capolavori spicca “La Rotonda di Palmieri” di Lega, prestito dalla Galleria d’Arte Moderna di Firenze, accostata a “La strada bianca” di Fattori, un quadro spesso citato ma quasi mai visto fuori dalla Toscana. Poco distante, Signorini è presente con “Le vecchie murate”, definito dalla curatrice Francesca Fioretti “il manifesto di una modernità inquieta”. Durante le prime visite guidate, il silenzio degli spettatori sembrava risuonare in sintonia con l’opera.
Il percorso è pensato per mettere in luce sia affinità sia differenze: “Si sentono le tensioni tra le visioni personali e l’appartenenza al gruppo”, racconta Fioretti mentre accompagna un piccolo gruppo di studenti dell’Accademia. Una mostra su questa scala, con i tre artisti insieme, non era mai stata realizzata prima.
Restauri freschi e pezzi rari dai depositi
Alcune delle opere più attese sono arrivate dopo restauri appena terminati a novembre, come il ritratto di Diego Martelli firmato da Fattori, che non era mai stato esposto dopo il restauro della cornice originale. Spesso si tratta di quadri che – fuori dalle esposizioni abituali per lungo tempo – rischiavano quasi di cadere nell’oblio. “Molti provengono da collezioni private o piccoli musei toscani,” spiega Riccardo Bigazzi, responsabile dei prestiti. “È stato un lavoro lungo ottenere tutti i permessi.” Non a caso: dietro c’è stato più di un anno e mezzo di trattative e la supervisione della Soprintendenza.
Gli esperti dell’Opificio delle Pietre Dure hanno lavorato anche ai fondi: hanno pulito cornici, tolto vecchie vernici e migliorato l’illuminazione per far risaltare le sfumature tipiche della “macchia”, la cifra stilistica dei tre pittori. Ai visitatori vengono dati piccoli fogli plastificati con i dettagli tecnici degli interventi.
Il pubblico in sala e le prime impressioni
L’inaugurazione è partita stamattina alle 10:30 alla presenza del sindaco Dario Nardella, che davanti alle telecamere ha sottolineato: “Un’occasione unica per la città e per chi ama l’arte autentica”. Accanto a lui c’erano i rappresentanti dei principali musei fiorentini. Nel giro di poche ore sono entrate circa 800 persone tra visitatori singoli, scolaresche e gruppi organizzati. La biglietteria segnala un boom di prenotazioni online dopo l’una del pomeriggio.
In mostra si respira curiosità. Una signora sulla settantina si ferma davanti a “Il Pergolato” e commenta ad alta voce: “Non me l’aspettavo così luminoso”. Altri prendono appunti sui taccuini, qualcuno scatta foto ai cartellini informativi mentre altri si soffermano sulle differenze nel tratto dei pennelli.
Un racconto nuovo sull’Ottocento italiano
Per chi ha organizzato l’evento, mettere vicini Lega, Fattori e Signorini serve a scardinare il solito racconto lineare sulla Macchia. “Non erano solo amici o compagni d’arte, ma anche rivali capaci di stimolarsi a vicenda”, confida la curatrice. L’allestimento – realizzato in collaborazione con la Scuola Normale di Pisa – offre pannelli interattivi che spiegano le tecniche innovative adottate negli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento.
Durante tutta la mostra ci saranno laboratori didattici per studenti delle superiori e incontri tematici ogni giovedì sera. Il catalogo della mostra conta 240 pagine stampate da Mandragora Editrice con saggi critici e immagini inedite.
Un’offerta culturale per fiorentini e turisti
Il biglietto intero costa 15 euro, quello ridotto 8 per under 25 e over 65; gratis fino a 12 anni. Gli organizzatori puntano a un flusso costante sia tra i residenti sia tra i turisti: Palazzo Strozzi si raggiunge facilmente dal Duomo o dalla stazione Santa Maria Novella in meno di dieci minuti a piedi ed è uno degli spazi espositivi più frequentati del centro storico.
La mostra rimarrà aperta fino al 13 aprile 2026. Dopodiché molte opere torneranno nelle sedi d’origine o nei depositi difficilmente accessibili al pubblico. “Un’occasione rara – conclude Bigazzi – soprattutto per chi vuole capire davvero cosa ha significato la pittura italiana nel periodo dell’Unità.”