Milano, 1 dicembre 2025 – In Lombardia sono 379mila i pensionati che percepiscono una pensione da lavoro dipendente o autonomo, secondo gli ultimi dati dell’Inps resi noti ieri. La loro pensione media annua si ferma a 16.700 euro. Un numero che racconta una realtà spesso nascosta: migliaia di uomini e donne che, dopo anni di lavoro, devono fare i conti con un reddito che fatica a coprire il costo della vita, soprattutto in città come Milano.
Pensioni: tra numeri e difficoltà concrete
Il report dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, aggiornato al 2024, mette in luce una fotografia a tinte non uniformi. La pensione media annua si aggira intorno ai 16.700 euro, ma ci sono differenze tra le province: a Bergamo si arriva a 17mila euro, mentre nel Sud Lombardia la cifra resta sotto i 16mila. Dietro questi numeri ci sono storie di lavori diversi e carriere contributive variegate, spiega l’Inps.
«Sono dati che mostrano ancora un divario forte – commenta Carla Ratti, segretaria del sindacato pensionati SPI-Cgil Lombardia – non solo tra uomini e donne, ma anche tra territori. A Milano un affitto medio supera gli 800 euro al mese: con una pensione così come si fa?». Nel report si legge che il 55% dei pensionati riceve meno di 1.000 euro al mese. Un dato che viene confermato da chi ogni giorno si confronta con richieste di aiuto, soprattutto fra gli anziani più fragili.
Chi sono davvero i pensionati lombardi
Tra i 379mila pensionati, la maggior parte ha lavorato nel privato, tra industria e servizi. Circa il 15% arriva invece da carriere autonome o dall’agricoltura. L’età media si aggira intorno ai 73 anni, con un picco tra i 70 e i 75. Le donne sono poco più di un terzo e spesso hanno pensioni più basse, anche a causa di lavori part-time o pause per maternità.
Non mancano le storie di chi, dopo una vita in fabbrica o in ufficio, deve rimettere mano al bilancio di casa. Come Mario Galli, ex operaio metalmeccanico: «Con 1.200 euro al mese e una moglie a carico bisogna fare attenzione a tutto, dal riscaldamento alla spesa». Crescono anche le richieste di aiuto per pagare farmaci o bollette, un segnale che le difficoltà aumentano.
Dove la situazione è più dura
La Cisl Lombardia segnala che le difficoltà sono più forti nelle province dove il lavoro precario ha dominato negli ultimi anni. «Nel pavese e nel mantovano si trovano pensioni spesso sotto i 900 euro», spiega Marco Dalla Bona, responsabile welfare del sindacato. A Milano e Monza la situazione è leggermente migliore, ma il caro-vita riduce di fatto ogni vantaggio.
Anche i dati dell’Istat di settembre parlano chiaro: il rischio povertà per gli over 65 è cresciuto del 7% in Lombardia nell’ultimo anno. Eppure, secondo i servizi sociali delle grandi città, non ci sono aumenti significativi nelle richieste di assegni integrativi. «Molti resistono per dignità», racconta Paola Motta, assistente sociale nel quartiere Gallaratese.
Le risposte di Regione e Comune
Di fronte a questo scenario, la Regione Lombardia ha annunciato un piano speciale per aiutare gli anziani in difficoltà. «Stiamo potenziando i servizi domiciliari e aumentando i contributi per chi è solo», ha detto l’assessora al Welfare, Elena Zanini, in una nota. Il Comune di Milano sta invece lavorando a nuove convenzioni per calmierare i prezzi degli affitti e dei trasporti pubblici per chi ha una pensione bassa.
«La priorità è sostenere chi ha costruito il benessere della nostra regione», ha concluso Zanini. Ma intanto, nelle periferie e nei quartieri popolari lombardi, sono sempre più gli anziani che contano ogni euro alla cassa del supermercato o allo sportello postale, mentre fuori la città continua a correre.