Roma, 5 dicembre 2025 – L’Istat ha aggiornato questa mattina le previsioni sull’economia italiana: il Pil crescerà dello 0,5% nel 2025, mentre l’occupazione farà un salto più netto. Rispetto alle stime di inizio anno, il quadro si presenta leggermente migliorato. Tuttavia, l’istituto sottolinea che la domanda interna resta debole e lo scenario globale è tutt’altro che certo.
Pil: crescita lenta ma senza sorprese
Il dato più rilevante è proprio la crescita del prodotto interno lordo, stimata in un modesto +0,5%. Gli esperti dell’Istat di via Balbo spiegano che si tratta di una “espansione moderata”, influenzata dal rallentamento dell’economia mondiale e dalle tensioni nel settore energetico. Un numero solo di poco superiore a quello indicato nella Nota di aggiornamento del Def presentata a Palazzo Chigi lo scorso settembre.
Il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, usa toni prudenti ma speranzosi: «Le nostre previsioni mostrano una situazione stabile, con qualche segnale positivo nel mercato del lavoro. Però la domanda interna resta il vero problema». Parla soprattutto dei consumi delle famiglie che, dopo due anni di inflazione alta, non sono ancora ripartiti davvero.
Occupazione in crescita più forte del previsto
La vera sorpresa arriva dai dati sull’occupazione. L’Istat prevede per il 2025 un aumento del tasso degli occupati dell’1,1%, più del doppio rispetto alla crescita del Pil. Il dato tiene conto sia del lavoro dipendente sia di quello autonomo e rappresenta un ulteriore passo avanti dopo le difficoltà legate alla pandemia e all’impennata dei prezzi.
Dietro questo aumento ci sono soprattutto i settori dei servizi e del turismo, con una vivacità particolare in primavera ed estate. Meno incoraggiante il contributo delle costruzioni e dell’industria. Sempre secondo l’Istat, il tasso di disoccupazione scenderà al 7,1%, leggermente sotto quello dell’anno scorso. La domanda di lavoro rimane alta soprattutto al Nord – Milano e Bologna in testa – mentre al Sud la ripresa è ancora fragile.
Consumi stentati e investimenti frenati
L’Istat ha fatto anche il punto su consumi e investimenti. Dopo mesi difficili per l’inflazione, si intravedono segnali di rallentamento: l’inflazione media dovrebbe scendere all’1,8% nel 2025. Per Blangiardo questo potrebbe aiutare le famiglie a spendere un po’ di più, anche se resta alta la voglia di risparmiare.
Le famiglie italiane restano caute: la crescita dei consumi è prevista intorno allo 0,7%. Sul fronte degli investimenti invece non si vede un gran slancio rispetto agli anni scorsi. L’aumento dei tassi d’interesse e la riduzione degli incentivi fiscali frenano le imprese.
Rischi esterni pesano sulla ripresa
Tra le incognite maggiori c’è la situazione internazionale. Guerra in Ucraina, tensioni commerciali Usa-Cina e instabilità in Medio Oriente pesano sulle esportazioni italiane. Nel rapporto si legge che «la domanda estera netta darà solo un contributo marginale alla crescita», soprattutto per settori come moda e agroalimentare.
Nel tardo pomeriggio è intervenuto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: «Le previsioni Istat confermano che il sistema Italia regge anche in uno scenario complicato. Ma bisogna restare vigili sui rischi esterni e continuare a sostenere famiglie e imprese».
Imprese e sindacati: reazioni tra cautela e richieste
Le reazioni non sono mancate. La Confindustria vede con favore l’aumento dell’occupazione ma chiede nuovi incentivi per gli investimenti. Cgil e Uil puntano invece su aumenti salariali e maggior tutela contro la precarietà. Nei corridoi di via Veneto c’è prudenza: «Non possiamo permetterci passi falsi», dice un funzionario del Ministero del Lavoro. «Serve continuità negli aiuti e attenzione ai nuovi bisogni sociali».
In sintesi, i dati Istat raccontano un’Italia che cresce poco ma regge sul fronte lavoro; con consumi ancora deboli e imprese cautelative negli investimenti. Sullo sfondo resta un contesto globale instabile che impone prudenza per i mesi a venire.