Roma, 3 dicembre 2025 – Nel cuore dell’Eur si è acceso questa mattina un nuovo punto di riferimento per la cultura: uno spazio espositivo di mille metri quadrati pensato per mettere insieme culture, continenti ed epoche diverse. L’inaugurazione, alle 11 in via Cristoforo Colombo 200, ha richiamato rappresentanti istituzionali e addetti ai lavori, segnando una tappa importante per la scena culturale romana. L’obiettivo è chiaro: creare una piattaforma fissa dove storie e linguaggi lontani possano intrecciarsi e trovare connessioni – a volte anche sorprendenti.
MilleDialoghi, il cuore pulsante del confronto
“MilleDialoghi” è il nome scelto per questo spazio, nato da un’esigenza precisa: colmare un vuoto. “A Roma mancava un luogo dove artisti e pensatori provenienti da mondi diversi potessero confrontarsi senza barriere”, ha spiegato Francesca Bernardi, direttrice del progetto, durante la conferenza stampa. Al centro c’è il dialogo tra tempi e luoghi diversi. Questo si traduce in mostre temporanee, laboratori per le scuole e incontri con autori, storici e musicisti. Le pareti, bianche e mobili, già ospitano fotografie, installazioni video e reperti provenienti da musei africani e sudamericani.
Il progetto punta molto sulla collaborazione: coinvolgere i cittadini – con visite guidate rivolte anche ai quartieri vicini come Laurentino 38 e Garbatella – ma anche ambasciate, università e comunità migranti della città. “Roma è una città plurale”, ha sottolineato Bernardi, “ma serve un posto dove questa pluralità possa davvero emergere”.
Uno spazio che si trasforma
Il nuovo centro ha preso vita in una ex fabbrica rinnovata: riscaldamento a pavimento, luci a led e un’anima flessibile. Qui ogni sala può cambiare aspetto in pochi minuti. Oggi si poteva passeggiare tra antichi tessuti persiani accanto a monitor interattivi con le rotte migratorie di oggi. Dietro gli allestimenti c’è un gruppo internazionale di giovani architetti che ha puntato sulle tecnologie immersive. “Volevamo uno spazio vivo – racconta Mattia Croce, responsabile degli allestimenti – dove la storia di un popolo si possa toccare con mano o ascoltare in cuffia una lingua sconosciuta”.
Non mancano poi eventi extra mostra: corsi di cucina etnica tenuti da donne delle comunità locali, letture serali e matinée per i più piccoli. E nei progetti futuri c’è anche una biblioteca digitale accessibile da casa. Il budget complessivo sfiora i 2 milioni di euro, messi insieme grazie a fondi europei (programma “Creative Europe”), Comune di Roma e fondazioni private.
La città risponde con curiosità
Fin dalle prime ore dopo l’apertura si è visto un buon afflusso: studenti delle scuole vicine e famiglie hanno animato lo spazio. Pietro Moretti, pensionato del quartiere, si è fermato davanti a una mappa antica dell’Asia centrale: “Mio nipote studia storia, ci torneremo insieme”, ha detto sorridendo. Poco più in là alcune ragazze commentavano la sala dedicata ai suoni africani. “Non avevo mai sentito certi strumenti”, ha ammesso Aurora, 17 anni.
Il sindaco Sabrina Cuzzi ha parlato intorno a mezzogiorno: “Con questo luogo vogliamo rilanciare l’anima internazionale di Roma. È importante guardare avanti senza dimenticare da dove veniamo”. Anche l’assessore alla Cultura Giovanni Luciani ha ribadito il valore sociale dell’iniziativa: “Abbattere muri è la sfida più grande dei nostri tempi”.
Un modello da esportare?
Già si parla di portare questa esperienza in altre città italiane come Firenze e Milano. Ma gli organizzatori preferiscono aspettare: “Prima vogliamo capire come reagirà Roma”, dice Bernardi. Il rischio? Un contenitore vuoto se manca il coinvolgimento reale delle comunità.
Certo è che MilleDialoghi parte con qualche vantaggio: orari ampi (aperto dal lunedì al sabato), accessibilità totale (ascensori nuovi), e persino un caffè aperto fino alle 21. La prima mostra (“Viaggi nel tempo e nello spazio”) resterà visitabile fino al 15 marzo 2026, poi toccherà ad altre dedicate all’America Latina, ai Balcani e all’Oriente antico.
In via Colombo qualcosa sta davvero prendendo forma. I numeri ancora devono arrivare ma oggi l’impressione raccolta tra i presenti è netta: Roma ha trovato un nuovo luogo d’incontro, dove scoprire storie lontane senza prendere un aereo — e forse anche capire meglio chi vive accanto a noi.