Milano, 7 dicembre 2025 – Centoquaranta dipendenti mandati via in poche ore, proprio nel cuore di quella che i vertici dell’azienda avevano definito una stagione “eccezionale”. Succede a Milano, nella sede italiana di TechLab Solutions, società specializzata in consulenza e sviluppo software. Venerdì mattina è arrivata la sorpresa: taglio di circa il 20% del personale. Le lettere sono state recapitate tra le 8 e le 9, in un clima già teso da settimane. Un annuncio freddo, che molti dipendenti hanno descritto così: “Dopo mesi di bilanci positivi e bonus dati solo ai manager”, raccontano alcuni.
Licenziamenti dopo profitti record: la rabbia dei lavoratori
A far scattare la protesta è proprio questo paradosso, come lo chiama Marco G., programmatore con sei anni in azienda: “Non è crisi. Anzi, stavamo crescendo, abbiamo preso commesse da grandi gruppi bancari. Si tratta di licenziamenti dopo utili d’oro”, dice davanti agli ingressi di via Savona. Ieri pomeriggio sono spuntati striscioni e volantini. La notizia si è sparsa velocemente anche sui social e nelle chat interne. Da tempo si parlava di una riorganizzazione, ma quasi nessuno immaginava “un taglio così netto e indolore per i dirigenti”, sottolinea Silvia M., assunta nel 2018.
I dati forniti dalla stessa azienda parlano chiaro: nell’ultimo anno fiscale l’utile netto ha superato i 15 milioni di euro. Mai così tanto prima d’ora, come confermato in una nota agli azionisti a metà ottobre. Eppure il piano – presentato dal CEO Luca Marani con una breve mail per “motivi di efficienza e snellimento” – colpisce soprattutto profili tecnici tra i 30 e i 45 anni. Molti erano impegnati su progetti per clienti storici.
La risposta dell’azienda: “Mercato instabile”
Alle critiche l’azienda ha risposto subito. Nel comunicato diffuso alle 11.30, TechLab Solutions parla di “bisogno di adattarsi a un mercato sempre più instabile e competitivo”. Marani ha ribadito che la “ristrutturazione serve a garantire la sostenibilità nel tempo” e che verranno messi a disposizione piani di ricollocamento personalizzati. Ma diversi lavoratori sentiti ieri – anche telefonicamente dopo le 19 – hanno risposto: “Non sta in piedi: eravamo a pieno regime, alcuni progetti erano appena partiti”.
Anche i sindacati non hanno risparmiato dure critiche: “Questa è una delle poche realtà digitali con bilanci solidi”, commenta Paolo Frigerio della Filcams Cgil Milano. “Licenziare dopo utili così alti è una scelta difficile da giustificare sul piano sociale ed etico”. La richiesta è chiara: aprire subito un tavolo con Comune e Regione.
Il peso sulla comunità locale e cosa ci aspetta
Nel quartiere, noto per l’elevata presenza di aziende tech, la vicenda ha colto tutti di sorpresa. Poco dopo le 14 si è formato un piccolo presidio davanti all’ingresso, con ex dipendenti, colleghi e anche alcuni clienti storici – tra cui rappresentanti di una start-up fintech milanese – che hanno portato solidarietà. La paura più grande resta quella di trovare difficoltà nel rimettersi in gioco rapidamente, in un settore dove le assunzioni stanno rallentando, come confermano i dati Anitec-Assinform: nel terzo trimestre del 2025 il ritmo di crescita dell’ICT in Italia è sceso al 2%, contro il 5% dello scorso anno.
“Molti qui hanno figli piccoli e mutui”, racconta Davide P., sviluppatore front-end appena riconfermato nel ruolo. “Ci chiediamo perché proprio ora, quando la domanda per servizi digitali cresce”. A condividere questa preoccupazione sono anche alcuni docenti del Politecnico, che parlano del rischio concreto di perdere competenze preziose.
Un caso che scuote l’intero settore
Quello che sta succedendo a Milano non è isolato. In vari gruppi WhatsApp tra professionisti IT circola un allarme simile: tagli analoghi si sono visti nelle ultime settimane anche a Torino e Bologna. Il timore è che il settore stia entrando in una fase delicata che colpisce soprattutto chi ha meno tutele – spesso con contratti a termine o partite Iva mascherate.
Per ora nessun intervento diretto dalle istituzioni nazionali. Il ministro del Lavoro Elisa Chiesa però ha chiesto “risposte rapide” alle aziende coinvolte e convocato un incontro con i sindacati per la prossima settimana. Intanto, tra i corridoi silenziosi di via Savona e nelle chat interne resta una domanda senza risposta: come si può mandare via così tanti lavoratori dopo aver fatto profitti record? E se questa sia ormai la nuova normalità per il lavoro tech anche qui da noi.