Hydro Belluno: chiusura stabilimento e 150 licenziamenti nonostante profitti miliardari

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7 Dicembre 2025

Milano, 7 dicembre 2025 – Un’azienda milanese ha deciso di licenziare 150 lavoratori nello stabilimento di via Mecenate, a due passi dal centro. La notizia è arrivata nelle ultime ore, lasciando tutti di stucco. La decisione arriva dopo un anno chiuso con profitti netti superiori ai 40 milioni di euro, come emerge dal bilancio 2024. Le lettere di licenziamento sono state consegnate venerdì pomeriggio, poco prima delle 18. I sindacati parlano di una scelta “incomprensibile e ingiusta”, mentre davanti ai cancelli si sono già radunati i primi operai, sconcertati e arrabbiati.

Profitti record e tagli improvvisi: un controsenso

Solo tre settimane fa, la dirigenza aveva illustrato in un incontro interno i piani per il 2025, parlando di risultati “molto positivi” nell’ultimo trimestre. Nella mail inviata ai dipendenti invece si legge che si tratta di “un adeguamento alla congiuntura internazionale” e di una “ristrutturazione necessaria per mantenere la competitività”. Ma come racconta un operaio della logistica, la produzione “non è mai stata così alta negli ultimi mesi”, con turni spesso straordinari.

Per Andrea Bonanni, delegato della FIOM, questa scelta è “uno schiaffo alla città e alle famiglie coinvolte”. Lo stesso tono arriva dalla RSU interna, che parla di un taglio “privo di qualsiasi fondamento nei numeri reali dell’azienda”. A destare sorpresa è anche il fatto che poco tempo fa in consiglio comunale si discuteva proprio delle assunzioni legate all’ampliamento dello stabilimento.

Tensioni fuori dai cancelli e reazioni dalle istituzioni

Poco dopo l’annuncio ufficiale, decine di lavoratori si sono riuniti davanti allo stabilimento. L’atmosfera era tesa: alcuni hanno spento il cellulare senza dire una parola, altri sono rimasti immobili a fissare le luci della fabbrica. Giulia, 52 anni, storica dipendente del reparto assemblaggio con oltre vent’anni di esperienza, ha commentato amaramente: “Siamo solo numeri, nient’altro”. Intanto il sindaco Giuseppe Sala ha chiesto un incontro urgente: “Milano non può permettersi di perdere posti di lavoro mentre le aziende fanno utili record”, si legge nel comunicato diffuso in serata.

La Regione – tramite l’assessore al Lavoro Simona Cavalli – ha promesso l’apertura immediata di un tavolo per discutere con l’azienda. Da Palazzo Lombardia trapela preoccupazione: “La priorità è salvaguardare ogni singolo posto”, spiegano fonti vicine all’assessore.

I numeri che smentiscono la crisi

I dati della Camera di Commercio di Milano confermano che nel 2024 l’azienda ha visto crescere i ricavi del 13% rispetto all’anno precedente. Il bilancio depositato il 30 novembre certifica profitti sopra i 40 milioni, il livello più alto dal 2018. Nessuna traccia pubblica di difficoltà finanziarie o perdita di commesse; anzi, a ottobre erano state annunciate nuove partnership nel settore automotive.

“Non ci sono motivi concreti per giustificare questi licenziamenti”, ribadisce Bonanni della FIOM. Anche le associazioni degli imprenditori mantengono un atteggiamento prudente: Assolombarda parla di necessità di approfondire la questione ma sottolinea che “il tessuto industriale milanese resta solido”. Solo più avanti si capirà se dietro questa scelta ci siano strategie globali o altro.

Una decisione pesante sulle spalle delle famiglie

Molti degli operai coinvolti vivono nei quartieri vicini allo stabilimento. Alcuni hanno già annunciato l’intenzione di ricorrere alla giustizia. Si tratta di padri e madri con figli all’università e giovani tecnici entrati appena un anno fa. Secondo le stime della Uilm, l’età media dei licenziati supera i 46 anni: “Per loro sarà dura trovare un nuovo lavoro senza un piano serio”, spiega Marco Lorusso, segretario milanese.

Roberto, manutentore dello stabilimento, confessa: “Non sappiamo ancora cosa ci aspetta. Ci avevano detto che andava tutto bene”. Sabato mattina è previsto un presidio permanente davanti ai cancelli; la protesta potrebbe estendersi anche ad altre sedi lombarde della società nelle prossime settimane.

Verso una trattativa tutta da costruire

L’azienda ha dichiarato la disponibilità a discutere già lunedì mattina in Assolombarda. Al momento non ci sono dettagli su possibili ammortizzatori sociali o alternative ai licenziamenti. I sindacati chiedono il ritiro immediato dei provvedimenti e garanzie sulla continuità del lavoro.

“Vogliamo trasparenza – insiste Bonanni – e risposte su come sia possibile buttare fuori 150 persone dopo aver fatto profitti d’oro”. Su questo punto convergono anche le forze politiche locali, dalla maggioranza all’opposizione. In molti pensano che dietro quei numeri ci sia adesso il destino concreto di centinaia di famiglie milanesi.

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