Roma, 5 dicembre 2025 – Ieri a Palazzo Madama si è vissuto uno dei momenti più accesi del dibattito sulla legge a sostegno delle donne in menopausa. Il Senato ha posto un freno improvviso al provvedimento, atteso da settimane da migliaia di cittadine e associazioni. Dietro al veto, fonti della maggioranza parlano di una necessità di “approfondire alcuni aspetti tecnici”. Ma le reazioni sono state immediate e forti, soprattutto dall’opposizione e dai movimenti civili. “Non si può più aspettare”, ha tuonato la senatrice PD Maria Elena Conti, visibilmente irritata subito dopo il voto.
Veto in Senato: cosa è successo davvero
La legge, che ha tenuto banco per mesi nelle commissioni, mirava a introdurre agevolazioni sanitarie e sul lavoro per le donne tra i 45 e i 60 anni. Un gruppo che, secondo ISTAT, conta oltre 5 milioni di italiane. L’iniziativa aveva trovato un ampio consenso. Però negli ultimi giorni sono saltati fuori dubbi su costi e l’organizzazione nelle aziende pubbliche. E così ieri è arrivato il blocco in Aula. “Il testo va sistemato. Non possiamo permetterci buchi nei conti o norme che non funzionano”, ha spiegato il senatore di Forza Italia Pietro Baroni, incontrato nei corridoi del Senato intorno alle 16:45.
Il clima era teso già dalla mattina. Fuori dal palazzo alcune donne legate a associazioni femminili protestavano davanti all’ingresso con cartelli come “Non siamo invisibili”. In Aula la discussione si è fatta incalzante. La presidente della commissione Lavoro, Luisa Franco (Lega), ha cercato di smussare i toni: “Serve un confronto serio ma non possiamo perdere altro tempo”, ha detto. Poi, alle 17:08, è scattato il blocco ufficiale.
Le proteste delle associazioni: un duro colpo
“Un’occasione sprecata e un segnale molto negativo per tutte le lavoratrici”, ha commentato a caldo al telefono Silvia Bertoni di SeNonOraQuando. Le associazioni avevano accolto con interesse la legge: tra le proposte c’erano permessi pagati per i giorni peggiori, campagne informative e supporto psicologico sul posto di lavoro. “Molte donne affrontano sintomi pesanti senza alcun aiuto”, ha sottolineato Bertoni. E ha aggiunto: “Parliamo di dignità e salute, non solo di numeri”.
Secondo quanto ricostruito dagli uffici tecnici del Senato, i nodi principali restano i costi stimati – tra i 250 e i 310 milioni all’anno – e la necessità che le regole siano uguali in tutta Italia. “L’ennesima promessa non mantenuta”, ha attaccato la parlamentare Cinque Stelle Rita Solmi, pronta a dare battaglia nei prossimi giorni.
Menopausa e salute: i numeri dietro il problema
Sul fronte sanitario i dati sono chiari: l’OMS stima che il 60% delle donne tra 45 e 60 anni soffra almeno di un disturbo serio legato alla menopausa. Il Ministero della Salute aveva espresso un parere favorevole ma chiedeva “attenzione ai dettagli pratici”. Tra le misure ancora in bilico ci sono esami annuali gratuiti e campagne per far conoscere i rischi cardiovascolari legati alla menopausa. I medici di base, riuniti ieri all’Ordine di Roma, hanno sottolineato che negli ultimi tre anni le richieste di consulenze su questo tema sono aumentate del 30%. “Ci sono ancora troppi tabù”, ha raccontato la dottoressa Chiara Gatti, medico generalista della capitale.
In alcune regioni come l’Emilia-Romagna sono già attivi sportelli dedicati nelle ASL. “Funzionano se ci sono fondi adeguati”, spiegano gli addetti locali. Nel Lazio e in Lombardia invece il servizio è ancora in fase sperimentale.
Che ne sarà della legge? Tempi incerti
Il testo dovrebbe tornare in commissione martedì prossimo, 10 dicembre, ma nessuno azzarda previsioni precise sui tempi di approvazione definitiva. Le opposizioni spingono per una corsia preferenziale: “Se si rimanda a dopo Natale sarebbe una beffa”, dicono fonti vicine ad Azione.
Intanto da questa mattina diversi gruppi parlamentari hanno annunciato emendamenti per cercare di far passare la legge entro fine anno. Sullo sfondo resta la pressione delle associazioni, che hanno già organizzato una nuova manifestazione a Montecitorio per mercoledì prossimo.
Politica e società restano così intrecciate su questo tema caldo. Anche durante la pausa pranzo al bar del Senato si percepiva delusione tra chi sperava nel via libera immediato. La questione resta aperta. E tante donne aspettano risposte concrete – non solo promesse vuote.