Tokyo, 23 dicembre 2025 – Questa mattina il governo giapponese ha dato il via libera alla riapertura della centrale nucleare Kashiwazaki-Kariwa, nella prefettura di Niigata. Una mossa che, insieme al rilancio del dibattito su armi e difesa nazionale, segna un passaggio importante per il Giappone. Dopo mesi di discussioni interne, consultazioni con esperti di energia e sicurezza e pressioni dall’estero, soprattutto a causa degli ultimi sviluppi geopolitici nel Pacifico, Tokyo punta a rafforzare la sua indipendenza energetica e a rivedere il proprio ruolo nel mondo. Una scelta che scuote molte delle certezze costruite dopo la guerra.
Ricomincia l’attività della centrale nucleare: un segnale forte
Alle 8.30 del mattino, fonti del Ministero dell’Economia, Commercio e Industria hanno confermato l’avvio delle operazioni per riaccendere la centrale di Kashiwazaki-Kariwa. L’impianto, tra i più grandi al mondo, è fermo dal 2011 dopo il disastro di Fukushima. La decisione ha scatenato un acceso confronto tra governo, autorità locali e associazioni ambientaliste, che da anni chiedono garanzie sulla sicurezza dell’impianto. Il premier Fumio Kishida ha detto chiaramente da palazzo Kantei: “L’energia nucleare resta una colonna portante della nostra strategia. Dobbiamo assicurare forniture stabili ed evitare rischi legati alle crisi internazionali”.
Davanti ai cancelli della centrale, poco prima delle 9, alcuni abitanti del luogo hanno manifestato preoccupazione e diffidenza. “Ci dicono che è sicuro, ma noi non dimentichiamo cosa è successo a Fukushima”, racconta Hiroko Sato, insegnante in una scuola media locale. Tuttavia, la scelta del governo trova consenso tra le grandi aziende: dalle società energetiche ai gruppi industriali chiedono prezzi dell’elettricità più stabili per non perdere terreno sul mercato.
Difesa e armamenti: verso una nuova fase
Non è solo l’energia a segnare un cambio di rotta. Negli ultimi giorni a Tokyo si è riacceso il dibattito sulla difesa nazionale. Il Partito Liberal Democratico – maggioranza alla Dieta – spinge per rivedere in modo più ampio l’articolo 9 della Costituzione che da ottant’anni limita le forze armate giapponesi e vieta la guerra come mezzo per risolvere i conflitti.
La discussione si è fatta più accesa dopo i test missilistici nordcoreani e le tensioni crescenti tra Stati Uniti e Cina. In un’intervista a NHK, il ministro della Difesa Minoru Kihara ha spiegato: “Non possiamo restare bloccati in vecchi schemi. La sicurezza regionale richiede risposte nuove”. L’opinione pubblica resta divisa: secondo un sondaggio dell’Asahi Shimbun diffuso lunedì, il 52% teme un coinvolgimento in guerre dirette, mentre il 44% sostiene una difesa più solida “ma senza superare i limiti costituzionali”.
Pressioni dall’estero e futuro incerto
Il nuovo corso di Tokyo non passa inosservato all’estero. Stati Uniti e Unione Europea hanno espresso sostegno alla ripresa dell’energia nucleare definendola una scelta “responsabile”, mentre la Cina avverte che “seguirà con attenzione” ogni mossa giapponese in materia di difesa.
La situazione resta delicata. Nei corridoi della Dieta si sentono voci contrastanti: alcuni deputati della maggioranza temono ripercussioni per la popolazione e possibili tensioni con i paesi vicini. Anche gli esperti universitari invitano alla prudenza. Kiyoshi Takeda, docente di Studi Internazionali alla Waseda University, avverte: “Un cambiamento troppo rapido potrebbe dividere il Paese e creare instabilità”.
La memoria pesa sul futuro del Giappone
Solo così si capisce davvero quanto sia storica questa svolta: una società cresciuta sotto l’ombra del pacifismo costituzionale e segnata dalla tragedia atomica oggi si trova davanti a scelte complesse. Le sirene della centrale accesa a Niigata sono un richiamo forte – forse un nuovo inizio.
Mentre la politica discute e gli esperti si confrontano, la gente resta in attesa, sospesa tra timori e speranze. Una cosa però è chiara: il Giappone ha imboccato una strada che può cambiare profondamente la sua identità e il suo volto. Un equilibrio fragile fatto di ricordi, paure ma anche bisogni concreti.