Tokyo, 22 dicembre 2025 – Il Giappone si prepara a un momento decisivo: lunedì, nella prefettura di Niigata, si vota per decidere se riavviare le attività alla centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande al mondo. Un passaggio che, per il governo, dovrebbe chiudere un lungo e complicato capitolo, ancora segnato dal ricordo vivo dell’incidente di Fukushima del 2011. Dopo quasi quattordici anni di stop, il futuro dell’impianto si gioca in queste ore decisive. Una consultazione locale attesa da mesi e osservata con attenzione sia dal governo centrale che dagli operatori del settore.
Kashiwazaki-Kariwa: il cuore pulsante del dibattito energetico
La centrale, situata sulla costa del Mar del Giappone tra i comuni di Kashiwazaki e Kariwa, è gestita dalla Tokyo Electric Power Company (Tepco) e conta sette reattori. Quando era in funzione, forniva energia a circa 16 milioni di famiglie. Ma dal 2011 — da quando uno tsunami causò il disastro di Fukushima — le sue turbine sono ferme. Da allora il Giappone ha affrontato una transizione difficile, cercando un equilibrio tra sicurezza e la necessità di ridurre l’uso di carbone e gas.
Il governatore di Niigata, Hideyo Hanazumi, ha detto pochi giorni fa: “Abbiamo ascoltato le preoccupazioni della gente e le garanzie tecniche sono state valutate con attenzione”. Però la popolazione è divisa. In città come Nagaoka e Sanjō, a una cinquantina di chilometri dalla centrale, si avverte una certa tensione: alcuni commercianti sperano che il nucleare porti nuova vita all’economia locale; altri temono per la sicurezza e ricordano bene quanto è successo a Fukushima.
Un voto cruciale per il futuro energetico del Giappone
I dati del Ministero dell’Economia mostrano che nel 2024 il nucleare copriva solo l’8% del fabbisogno energetico nazionale, molto meno rispetto al 30% prima della catastrofe. Il premier Fumio Kishida, da tempo convinto sostenitore di una “rinascita nucleare”, considera questo voto un banco di prova politico: “Abbiamo bisogno di stabilità nei prezzi e nella fornitura energetica, soprattutto dopo la guerra in Ucraina”, ha spiegato alla Dieta. “Non possiamo permetterci di ignorare l’energia nucleare”.
L’aumento dei costi del gas naturale liquefatto (GNL) e la crescente domanda globale hanno spinto Tokyo a riaprire il dossier nucleare. Finora però nessuna centrale aveva ottenuto l’ok finale da un’amministrazione locale così importante. Il governo può consigliare e coordinare, ma la decisione finale spetta alle autorità della prefettura che devono bilanciare gli interessi economici con i timori delle comunità costiere.
Sicurezza e memoria: cosa chiedono i cittadini
Intorno alla centrale tornano a vedersi cartelli con slogan come “La sicurezza prima di tutto” o “Mai più Fukushima”. Tra gli abitanti si parla spesso dei controlli periodici sugli impianti antincendio e sui sistemi di contenimento. Masako Ueno, pensionata che vive a pochi chilometri dall’ingresso della centrale, racconta: “Negli ultimi anni abbiamo visto tanti tecnici entrare e uscire dall’impianto. Ci dicono che è tutto sicuro, ma noi restiamo sempre preoccupati”. Da parte sua Tepco assicura di aver adottato “le migliori pratiche internazionali”, citando investimenti superiori al miliardo di dollari per rafforzare le strutture antisismiche e aggiornare le procedure d’emergenza.
Cosa succede dopo il referendum?
L’esito del voto potrebbe cambiare non solo il destino della prefettura ma anche quello dell’intera politica nucleare giapponese. Se si voterà a favore della riapertura – spiegano esperti come Hitoshi Abe dell’Università di Tokyo – altre regioni potrebbero sentirsi spinte a seguire l’esempio, influenzando investimenti industriali e scelte ambientali. Ma non va dimenticata l’opinione pubblica: un sondaggio dell’Asahi Shimbun fatto a novembre mostra che il 48% delle persone è contrario al riavvio delle centrali.
Intanto intorno all’impianto proseguono manifestazioni degli ambientalisti e incontri pubblici organizzati dalle autorità locali. Questa mattina alcuni studenti universitari hanno distribuito volantini davanti alla stazione di Kashiwazaki mentre i commercianti aspettano di capire quali conseguenze avrà questa scelta sull’economia della zona.
Il futuro della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, sospeso tra ragioni energetiche e timori della gente comune, sembra ormai legato al risultato delle urne. Forse già all’alba di domani sapremo quale sarà la direzione presa dalla politica energetica giapponese. E solo allora capiremo quanto siano ancora profonde le ferite lasciate da Fukushima.