Giappone Novembre: Prezzi al Consumo Annuali Crescono, Analisi Economica Aggiornata

Sara Gelmini

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19 Dicembre 2025

Tokyo, 19 dicembre 2025 – In Giappone, i prezzi al consumo a novembre sono saliti dello 0,6% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Lo confermano i dati diffusi questa mattina dall’Ufficio nazionale di statistica. Il dato – molto atteso dagli analisti, con un occhio sempre puntato sull’inflazione nipponica – mostra una chiara tendenza al rallentamento dei rincari, una tendenza che dura ormai da diversi mesi. Dietro c’è soprattutto il calo dei prezzi delle materie prime e l’effetto del rafforzamento dello yen.

Inflazione sotto controllo secondo gli ultimi dati

I nuovi numeri arrivati da Tokyo dipingono uno scenario stabile. A novembre l’indice dei prezzi al consumo (CPI) è cresciuto appena dello 0,6% su base annua. Un aumento modesto, lontano dai picchi toccati tra fine 2022 e inizio 2023, quando l’inflazione aveva quasi raggiunto il 4%. Oggi la situazione sembra essersi calmata, con prezzi che si muovono più vicino agli obiettivi della Banca centrale giapponese (BOJ).

Gli esperti collegano questa discesa soprattutto alla stabilizzazione dei costi di energia e alimentari. “Le misure di sostegno alle famiglie hanno contribuito a tenere sotto controllo il costo della vita”, ha spiegato ieri Keiko Watanabe, analista di Nomura Research Institute, durante un’intervista ai media locali.

Le cause del rallentamento: energia e yen più forte

Dietro al dato di novembre ci sono dinamiche importanti. Prima di tutto il calo dei prezzi energetici, che negli ultimi mesi ha frenato la crescita generale dei prezzi. L’energia è scesa dell’8,5% rispetto a un anno fa, spinta dal calo del petrolio e dal rafforzamento dello yen rispetto alle altre valute. Poi c’è il minore impatto degli alimentari freschi (+2% su base annua), una voce sempre seguita dagli analisti per la sua tendenza a fluttuare.

A Tokyo, nelle strade e nei negozi del quartiere di Shibuya, si sente comunque una certa attenzione alle spese quotidiane. “Le famiglie guardano più ai prezzi – racconta Fumiko Saito, titolare di una drogheria vicino alla stazione – ma almeno le bollette quest’anno sono meno pesanti rispetto al passato”. Lo confermano anche le associazioni dei consumatori: secondo un recente sondaggio della Japan Consumer Association, l’83% delle famiglie oggi ritiene la situazione “gestibile”.

La posizione della Banca centrale giapponese

Il governatore della BOJ, Kazuo Ueda, ha ribadito pochi giorni fa che la banca resta attenta all’evoluzione dei prezzi. “Il nostro obiettivo è mantenere l’inflazione stabile intorno al 2%, supportata da salari in crescita”, ha detto Ueda nella conferenza stampa del 17 dicembre. Per ora però la banca centrale ha deciso di non cambiare rotta: i tassi rimangono negativi (-0,1%), una scelta che distingue il Giappone da molti altri Paesi industrializzati.

L’attenzione ora è tutta rivolta all’andamento del mercato del lavoro e agli effetti dei rinnovi contrattuali previsti per inizio 2026. “Se i salari reali non aumentano sarà difficile vedere un’inflazione sopra l’1%”, avverte Yuto Okada, docente di economia all’Università di Tokyo.

Prospettive e reazioni sui mercati

Dopo la pubblicazione dei dati, la Borsa di Tokyo ha reagito con cautela: l’indice Nikkei 225 ha chiuso praticamente invariato (+0,1%). Gli investitori sembrano aspettare prima di scommettere su cambiamenti nella politica monetaria. Ora si valuta se questo rallentamento durerà o se la pressione sulle aziende per aumentare i salari possa riaccendere l’inflazione.

Nel breve termine il governo guidato dal premier Fumio Kishida punta a “garantire stabilità ai consumatori e rafforzare il potere d’acquisto”, come ricordato dal portavoce Hirokazu Matsuno durante un punto stampa alle 11 locali.

Un equilibrio ancora fragile

Insomma, il Giappone sembra aver evitato sia l’accelerazione incontrollata dell’inflazione sia lo spettro della deflazione. Ma il quadro resta delicato: tensioni geopolitiche in Asia e le oscillazioni dello yen contro il dollaro potrebbero far muovere i prezzi al consumo già nei prossimi mesi. Per ora il Paese naviga con prudenza, cercando di bilanciare il desiderio di ripresa con la necessità di non erodere troppo il potere d’acquisto delle famiglie.

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