Giappone lancia traghetti autonomi per affrontare la carenza di marinai su 400 isole

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25 Dicembre 2025

Tokyo, 25 dicembre 2025 – Il Giappone fa un passo avanti verso il futuro della navigazione con l’annuncio dei suoi primi traghetti autonomi. Questi mezzi innovativi collegheranno le oltre 400 isole minori del paese, un arcipelago che da tempo soffre per la mancanza di marinai. La notizia è arrivata dal Ministero dei Trasporti proprio mentre la carenza di personale mette a dura prova i collegamenti tra le comunità più isolate.

Traghetti senza equipaggio per fronteggiare l’emergenza

Le autorità hanno fatto sapere che i primi prototipi saranno operativi entro l’estate del 2026, con partenza dall’isola di Shikoku e dalla regione di Okinawa. La ragione è chiara: secondo la Japan Maritime Association, in cinque anni il numero di marittimi abilitati è calato del 25%. Questo ha già portato a cancellazioni o riduzioni delle corse verso piccoli centri come Amakusa e Oki-no-shima. “Serve una risposta immediata”, ha ammesso il viceministro Junya Sato, “non possiamo lasciare intere comunità senza trasporti, specialmente gli anziani che si affidano a questi traghetti per raggiungere servizi fondamentali”.

Tecnologia e sicurezza al centro del progetto

Il consorzio Mitsui O.S.K. Lines, tra i principali sviluppatori coinvolti, spiega che i nuovi traghetti autonomi useranno un mix di radar, sensori ottici e intelligenza artificiale per orientarsi in mare. Durante le prime prove nella baia di Seto, lo scorso ottobre, una delle imbarcazioni ha percorso trenta chilometri senza alcun intervento umano. A bordo c’erano solo tecnici e un comandante pronto a intervenire in caso di guasto. “Abbiamo testato ogni possibile situazione”, racconta Hiroshi Tanaka, responsabile del progetto. “Dalle manovre nei porti alla gestione degli ostacoli improvvisi”.

Le comunità locali divise tra speranza e timori

L’arrivo dei traghetti autonomi suscita curiosità – e in alcuni casi sollievo – tra chi vive sulle isole più remote. Ma non mancano i dubbi. Sindaci come Kenta Mori di Shodoshima temono un impatto sull’occupazione: “Paura che molti giovani se ne vadano altrove alla ricerca di lavoro”. Sul molo di Naoshima, un pescatore ha confessato: “Ho visto mio padre guidare questi traghetti tutta la vita. L’idea che viaggino da soli mi mette un po’ a disagio”. Tuttavia, diversi residenti riconoscono che l’importante resta mantenere il servizio attivo, soprattutto d’inverno quando il mare spesso costringe a cancellare le corse meno redditizie.

Un investimento importante per risparmiare sul lungo periodo

Il Ministero delle Finanze prevede una spesa iniziale intorno ai 180 milioni di euro per costruire una prima flotta di quindici traghetti. Nonostante l’impatto sui conti pubblici all’avvio, il governo punta a risparmiare sul lungo termine: meno personale a bordo e consumi ridotti grazie ai motori elettrici alimentati da pannelli solari sui tetti delle imbarcazioni. “Vogliamo rendere il trasporto marittimo non solo più efficiente ma anche più verde”, sottolinea il ministro dell’Ambiente Reiko Yamamoto.

Un esempio anche per altri paesi insulari

Alcuni esperti guardano al Giappone come a un modello da seguire per altri stati con problemi simili: dalla Grecia alle Filippine, dove le isole minori sono molte e spesso difficili da raggiungere. Uno studio dell’Università di Tokyo avverte che entro il 2030 oltre il 40% dei lavoratori marittimi nel mondo andrà in pensione senza un ricambio adeguato. “Senza innovare, molte zone rischiano l’isolamento”, spiegano gli autori.

Con i primi test senza equipaggio previsti per la primavera del 2026 sempre più vicini, le autorità giapponesi puntano a mantenere standard rigorosi sulla sicurezza. Solo così sarà possibile pensare a una diffusione su scala nazionale. E forse questa svolta tecnologica cambierà anche il modo di muoversi sulle isole: più silenzioso ma altrettanto indispensabile per chi ci vive.

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