Tokyo, 19 dicembre 2025 – In Giappone, l’unico Paese ad aver subito il dramma dei bombardamenti atomici, si è riaccesa una nuova polemica politica. A far ripartire la discussione, ieri mattina, sono state le parole di un dirigente vicino a Sanae Takaichi, ex ministra degli Affari interni e delle Comunicazioni e attuale figura di rilievo nel Partito Liberal Democratico. Durante una riunione interna, è filtrata una frase che ha subito fatto rumore: “L’uso delle armi nucleari come deterrente non può essere un tabù”. Da quel momento, il tema è tornato prepotentemente al centro del dibattito pubblico.
Il nodo nucleare in Giappone dopo Hiroshima e Nagasaki
Nel Paese dove i nomi di Hiroshima e Nagasaki restano scolpiti nella memoria collettiva, ogni parola sul nucleare scatena reazioni forti e immediate. Il dirigente, che ha chiesto di restare anonimo ma è noto per essere vicino all’ala conservatrice, ha invitato a “guardare in faccia la realtà geopolitica attuale: una Corea del Nord imprevedibile e una Cina con un esercito sempre più potente”. Fonti interne al partito hanno confermato le sue parole.
Non si sono fatte attendere le risposte dei sopravvissuti alla bomba, gli hibakusha. “Solo sentir parlare di questa possibilità ci ferisce profondamente”, ha detto Shigeko Sasamori, oggi 92 anni e allora tredicenne nel ’45. “Non c’è nessuna minaccia che giustifichi la presenza o l’uso di armi nucleari in Giappone”, ha aggiunto in un breve scambio con NHK.
Il primo ministro Fumio Kishida, nato proprio a Hiroshima, ha preso subito posizione. “Il governo rimane saldo nei tre no: non possedere, non produrre, non permettere armi nucleari”, ha detto ai giornalisti, richiamando quella linea che tutti i governi precedenti hanno sempre difeso.
Reazioni politiche e sociali: tra condanna e prudenza
In Parlamento la vicenda ha scatenato un acceso dibattito tra i vari schieramenti. I partiti d’opposizione – a partire dal Partito Costituzionale Democratico – hanno chiesto a gran voce le dimissioni del funzionario coinvolto e chiarimenti pubblici da parte di Takaichi. Lei stessa si è difesa nel pomeriggio: “Le opinioni personali dello staff non rispecchiano né la mia posizione né quella del partito”, ha precisato.
Anche tra la gente comune la notizia ha fatto subito rumore, scatenando discussioni sui social e nei media locali. Testate come Yomiuri Shimbun e Asahi Shimbun hanno pubblicato editoriali che ricordano i valori pacifisti sanciti dalla Costituzione giapponese. A Tokyo FM un passante – Takeshi Nakagawa, 45 anni – ha riassunto lo sgomento generale: “Siamo cresciuti con l’idea del disarmo totale. Solo parlare di armi nucleari ci mette a disagio”.
La pressione internazionale e il contesto geopolitico
Non sono mancati interventi dall’estero. Dalla Casa Bianca è arrivata una nota che apprezza la chiarezza con cui Tokyo ha ribadito il suo rifiuto delle armi atomiche: “La posizione del Giappone resta essenziale per mantenere la stabilità nella regione”, si legge nel comunicato diffuso ieri sera dal Dipartimento di Stato. Dall’altro lato, il Ministero degli Esteri cinese ha sottolineato come il dibattito nipponico “debba sempre ricordare le ferite della Storia”.
Esperti come Nobumasa Akiyama, docente di sicurezza internazionale all’Università di Hitotsubashi, hanno evidenziato quanto sia delicata la questione: “Qualsiasi apertura sul nucleare riporta alla luce vecchie paure. Però la sicurezza regionale sta cambiando molto in fretta, quindi bisogna affrontare questo tema senza semplificazioni”.
Negli ultimi mesi Tokyo ha stretto rapporti più stretti con Washington e Seoul proprio per fronteggiare le minacce della Corea del Nord. Solo una settimana fa l’esercito giapponese aveva intercettato un missile balistico lanciato dalle coste nordcoreane alle 3:17 del mattino, facendo scattare l’allarme nelle città dell’ovest per diverse ore.
Il peso della memoria e le sfide della politica
Questa mattina a Hiroshima, davanti al Parco della Pace, alcuni studenti universitari hanno esposto cartelli con scritto “Mai più Hiroshima, mai più Nagasaki”. Nel frattempo un gruppo di anziani sopravvissuti ha consegnato al governo una lettera aperta: “La nostra testimonianza non può essere ignorata ogni volta che cambia lo scenario internazionale”, hanno scritto a nome della rete degli hibakusha.
Secondo gli ultimi sondaggi pubblicati da Mainichi Shimbun oltre il 76% dei giapponesi resta contrario anche solo all’idea di rivedere le regole sul nucleare militare.
Intanto il governo – stretto tra la sensibilità dell’opinione pubblica e la storia stessa del Paese – prova a trovare un equilibrio difficile tra sicurezza nazionale e rispetto della memoria. Il dibattito resta aperto, sospeso tra passato e futuro. E in Giappone l’ombra lunga dell’atomo continua a pesare giorno dopo giorno.