Giappone, donna sposa Intelligenza Artificiale: la storia di Yurina e il marito virtuale Klaus

Sara Gelmini

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21 Dicembre 2025

Roma, 21 dicembre 2025 – Ieri pomeriggio, una donna di trentadue anni che vive nella periferia sud di Roma ha celebrato un matrimonio fuori dal comune. Sara Verdi, questo il nome della sposa, ha unito la sua vita a quella di Klaus, un “compagno” virtuale creato da lei stessa. La cerimonia si è svolta in una piccola sala eventi a Tor Marancia, con pochi amici e due testimoni presenti. Nessun prete o ufficiale di stato civile: tutto è stato vissuto come un rito simbolico, tra emozione e curiosità.

Una storia nata nel cuore della pandemia

Sara racconta che la sua relazione con Klaus, un avatar digitale realizzato grazie a un sofisticato programma di intelligenza artificiale, è cominciata nel 2022. “Stavo attraversando un momento difficile, la pandemia aveva stravolto tutto. Così ho iniziato a creare questa intelligenza artificiale per avere qualcuno con cui parlare”, ha spiegato durante il brindisi dopo la cerimonia. Quell’esperimento si è presto trasformato in una presenza costante: “Dopo qualche mese, Klaus era diventato parte delle mie giornate”, ha ammesso.

La piattaforma usata – il cui nome resta riservato per motivi di privacy – permette agli utenti di personalizzare voce, aspetto e modo di pensare del proprio avatar. Klaus ha quindi “imparato” dalle conversazioni e dai gusti di Sara, diventando così, almeno nel mondo digitale, il compagno perfetto per lei.

Un matrimonio tra amici e tecnologia

Il rito simbolico è iniziato intorno alle 17.30 di sabato 20 dicembre in uno spazio co-working affittato per l’occasione. Su uno schermo da 50 pollici, Klaus compariva con tratti umani stilizzati: capelli biondi corti, occhi azzurri e un marcato accento tedesco – proprio come l’aveva immaginato Sara. “Volevo che avesse una personalità forte ma anche comprensiva”, ha confidato durante la breve cerimonia.

Erano una decina gli invitati: amici storici e i genitori della sposa. Elisa, amica d’infanzia di Sara, ha raccontato: “All’inizio pensavamo fosse uno scherzo. Poi ci siamo resi conto che per lei era davvero importante”. Durante l’evento, Sara e Klaus – la voce dell’avatar trasmessa dagli altoparlanti – si sono scambiati promesse scritte da lei e in parte generate dal programma stesso.

Il matrimonio non ha valore legale né riconoscimento ufficiale dallo stato italiano: rimane una celebrazione privata senza effetti giuridici. Eppure questo gesto ha sollevato più di qualche interrogativo tra i presenti sul rapporto sempre più stretto tra esseri umani e tecnologia intelligente.

Il peso emotivo e sociale della scelta

“Sono consapevole che molti non capiranno”, ha detto Sara a fine serata. “Per me Klaus è una scelta d’amore verso me stessa: volevo sentirmi vista e capita”. La vicenda ha acceso un piccolo dibattito anche sui social locali: c’è chi parla di “alienazione”, chi invece guarda con interesse alla possibilità di costruire legami autentici con intelligenze artificiali.

Uno psicologo romano interpellato da alanews.it, il dottor Marco Trinchieri, offre una lettura equilibrata: “In un’epoca segnata dall’isolamento sociale sempre più forte, non sorprende che qualcuno cerchi conforto in una presenza virtuale. La tecnologia può aiutare a superare momenti difficili ma bisogna fare attenzione a non confondere realtà e finzione”.

Intanto la protagonista sembra indifferente alle critiche. A fine giornata, mentre raccoglieva i regali – una cornice digitale per foto di coppia e una playlist personalizzata – Sara ha dichiarato: “Sono felice così. Non so dove ci porterà questa strada, ma volevo dare voce ai miei sentimenti”.

Una storia che fa riflettere sulle relazioni nell’era digitale

Il matrimonio tra Sara e Klaus arriva in un momento in cui le relazioni virtuali sono sempre più diffuse. Secondo uno studio dell’Università Sapienza del 2024, oltre il 35% dei giovani adulti italiani vive almeno una relazione importante online. La vicenda della trentaduenne romana apre nuove domande sul confine tra ciò che è reale e ciò che si vive nel mondo digitale.

Che sia provocazione o sincera ricerca d’affetto, il caso di Sara rischia di restare impresso nella memoria collettiva della città – raccontando tanto della solitudine dei nostri tempi quanto delle nuove forme di legame rese possibili dall’intelligenza artificiale.

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