Tokyo, 19 dicembre 2025 – Il governo giapponese sta valutando l’ipotesi di dotarsi di armi nucleari tattiche, come confermato nelle ultime ore da una fonte interna riportata dalla stampa locale. La questione, delicata e molto controversa, è tornata al centro del dibattito proprio in questi giorni. A Tokyo, tra i palazzi del potere e i circoli diplomatici, il confronto si fa più concreto, segnando un possibile cambio di passo nella storia della sicurezza nazionale del Paese.
Tokyo apre al dibattito sulle armi nucleari tattiche
Secondo quanto riferito da una fonte vicina al governo – che ha chiesto l’anonimato vista la delicatezza dell’argomento – “nel Consiglio di Sicurezza nazionale si stanno considerando tutte le possibilità: tra queste c’è anche quella di acquisire armi nucleari tattiche.” Un’affermazione pesante, soprattutto se si tiene conto del peso della storia e dell’articolo 9 della Costituzione nipponica, che vieta formalmente la guerra come mezzo per risolvere i conflitti internazionali.
Eppure le preoccupazioni per l’aumento delle tensioni con la Cina e la minaccia sempre più concreta proveniente dalla Corea del Nord sembrano spingere Tokyo a mettere in discussione alcuni tabù storici. “Non è stata presa nessuna decisione,” precisa subito la fonte, “ma il contesto regionale è cambiato. Un governo responsabile deve valutare tutte le opzioni sul tavolo.”
Una svolta dopo decenni di pacifismo
Per molti giapponesi, la parola “arma nucleare” fa ancora tornare alla mente Hiroshima e Nagasaki. Quel ricordo ha modellato la cultura della sicurezza per oltre ottant’anni. Finora il Giappone si è affidato all’“ombrello nucleare” degli Stati Uniti senza mai possedere direttamente testate atomiche.
Ma negli ultimi mesi diversi esponenti del Partito Liberal Democratico hanno aperto il dibattito pubblicamente. Tra loro Shigeru Ishiba, ex ministro della Difesa, che ha detto: “Viviamo in un’area dove nessuno può sentirsi veramente al sicuro. Parlare di armi nucleari non vuol dire volerle usare, ma prepararsi.”
Le reazioni non si sono fatte attendere. Gruppi pacifisti, associazioni di hibakusha (i sopravvissuti alle bombe atomiche) e leader religiosi hanno subito chiesto al premier Fumio Kishida maggiore chiarezza. Lui stesso, nato a Hiroshima, ha sempre ribadito: “Il Giappone resta fedele al suo impegno antinucleare.” Ma le pressioni crescono.
Tensioni regionali e alleanze sotto osservazione
L’interesse giapponese per le armi nucleari tattiche arriva in un contesto asiatico già complicato. La Cina aumenta spesa e capacità militari; la Corea del Nord continua i test missilistici e nucleari – l’ultimo appena due settimane fa nel Mar del Giappone. Gli Stati Uniti, alleati storici di Tokyo, evitano commenti ufficiali. Secondo il think tank CSIS di Washington però “il dibattito giapponese è seguito da vicino nella diplomazia americana: Washington invita alla cautela ma capisce le preoccupazioni nipponiche.”
Intanto anche Seul guarda con attenzione. Il ministero degli Esteri sudcoreano ha diffuso un comunicato stamane in cui avverte: “Qualsiasi cambiamento nel regime di non proliferazione potrebbe avere effetti sulla sicurezza collettiva.” Dalla Cina arrivano invece parole secche: “Le armi nucleari non garantiscono sicurezza ma alimentano la corsa agli armamenti.”
Costituzione e ostacoli politici interni
Sul fronte legale restano grandi ostacoli. L’articolo 9 della Costituzione e i principi dei “tre non nucleari” (non possedere, non produrre, non introdurre) sono ancora vigenti. Modificarli significherebbe avviare una revisione costituzionale lunga e politicamente delicata.
I sondaggi mostrano una società divisa: secondo un’indagine pubblicata dall’Asahi Shimbun il 10 dicembre scorso, il 63% degli intervistati è contrario a qualsiasi armamento nucleare giapponese. Ma cresce anche chi ritiene che almeno il tema debba restare aperto: segno che l’ansia per le minacce esterne si fa sentire.
Incertezze sul futuro
Al momento il governo non ha preso decisioni ufficiali. Fonti parlamentari però confermano che dossier e studi circolano già tra i ministeri della Difesa e degli Esteri. Un consigliere vicino all’esecutivo ha confidato ieri mattina: “Procediamo con estrema cautela, ma ignorare la realtà regionale sarebbe da irresponsabili.”
In un Paese segnato dalle ferite del passato ogni parola sul tema nucleare pesa ancora come un macigno. Eppure nel silenzio dei palazzi di Tokyo la discussione è partita davvero – questa volta non solo tra esperti o militari ma dentro lo stesso cuore politico del Giappone.