Giappone, class action storica contro il governo per inazione sul cambiamento climatico

Sara Gelmini

info@esploragiappone.it

31 Dicembre 2025

Tokyo, 31 dicembre 2025 – Oggi centinaia di cittadini giapponesi hanno avviato una battaglia legale contro il governo di Tokyo, accusandolo di non fare nulla di concreto contro il cambiamento climatico. Per la prima volta in Giappone, una mobilitazione così ampia arriva in tribunale per mettere nero su bianco la denuncia di una vera e propria “emergenza nazionale” ignorata dalle istituzioni.

Petizione accolta, parla l’avvocato Shima

Alle 9 del mattino, con un dossier di oltre 400 pagine, i ricorrenti – tra studenti, pensionati, agricoltori e medici – hanno presentato la loro petizione alla Corte distrettuale di Tokyo. L’avvocato Akihiro Shima, uno dei promotori della causa, ha commentato: “Abbiamo appena depositato le nostre richieste e le prove in tribunale. La nostra azione è stata ufficialmente accolta”. Davanti al palazzo di giustizia, nella zona di Kasumigaseki, decine di attivisti si sono fermati a parlare con i giornalisti: volti seri, cartelli scritti a mano e qualche passante incuriosito.

L’accusa è chiara: “Inazione incostituzionale”

Al centro della denuncia c’è un punto fermo: i promotori sostengono che il governo stia violando la Costituzione giapponese per non aver messo in campo misure efficaci contro le emissioni di gas serra. In particolare, citano l’articolo 25 che garantisce a tutti “un’esistenza minima sana e culturale”. Secondo loro, questa tutela viene calpestata da decisioni ritenute insufficienti. “Vogliamo che lo Stato riconosca la sua responsabilità nel proteggere i diritti fondamentali dei cittadini”, ha detto Shima mentre una sua collaboratrice distribuiva copie del documento.

Un movimento che cresce giorno dopo giorno

La causa arriva dopo mesi di mobilitazioni e raccolte firme organizzate da gruppi come Kiko Network e Friends of the Earth Japan. Negli ultimi tempi, nelle città di Osaka e Sapporo si sono svolti incontri pubblici per informare e coinvolgere i cittadini. Oggi il numero dei firmatari ha superato quota 350. Gli organizzatori raccontano che l’età media è intorno ai 36 anni ma non mancano pensionati e agricoltori provenienti da zone duramente colpite da ondate di calore e siccità.

Il precedente internazionale e la risposta del governo

Nel 2023 simili cause hanno preso piede anche in Europa: Francia e Germania hanno visto sentenze che riconoscono al governo responsabilità nella lotta contro il riscaldamento globale. In Giappone invece il dibattito è più recente, anche se le emissioni stanno scendendo lentamente secondo il Ministero dell’Ambiente. Interpellato a Nagoya sulla vicenda, il premier Fumio Kishida ha detto: “Il governo resta impegnato a rispettare gli accordi internazionali sul clima. Ma ogni intervento deve tenere conto delle esigenze economiche del Paese”. Una posizione che gli esperti locali definiscono “prudente”.

Le richieste dei ricorrenti: obiettivi più stringenti e controlli veri

Nel documento depositato in tribunale i ricorrenti chiedono una revisione immediata dei piani per tagliare le emissioni. Tra le richieste principali c’è un obiettivo più severo per il 2030: ridurre del 50% rispetto ai livelli del 2013. Vogliono anche più controlli sulle industrie più inquinanti. Davanti al palazzo di giustizia alcuni agricoltori hanno raccontato i danni subiti dai raccolti a causa delle temperature anomale degli ultimi anni. “La nostra vita dipende da scelte che oggi sembrano lontane da chi lavora la terra”, ha detto un produttore di riso della prefettura di Chiba.

Cosa succederà ora: udienza a febbraio e nuove mobilitazioni

Il tribunale ha fissato per febbraio la prima udienza pubblica sulla causa. Nel frattempo associazioni ambientaliste e gruppi civici hanno annunciato altre iniziative per sostenere questa battaglia. Nei giorni scorsi sono comparsi cartelli alle stazioni ferroviarie di Tokyo con lo slogan: “Il clima è un diritto umano”. La storia sta attirando anche l’attenzione della stampa internazionale: molte testate straniere ne hanno già dato ampio spazio.

Ora resta da vedere come risponderà la magistratura giapponese. Gli avvocati sperano in una sentenza che spinga verso nuove leggi più decise; ma lo scenario è ancora tutto da scrivere. Quello che emerge dalle testimonianze raccolte davanti al tribunale è un sentimento comune: per molti cittadini sembra davvero finito il tempo delle attese.

×