Tokyo, 30 dicembre 2025 – Il governo giapponese ha deciso di alzare il tiro sulla spesa militare, proprio mentre le tensioni nel Pacifico occidentale continuano a crescere, spingendo la diplomazia internazionale a rimanere in allerta. Stamattina, durante una riunione a Kasumigaseki, il primo ministro Fumio Kishida ha annunciato un aumento del budget dedicato alla difesa nazionale. Il portavoce Hirokazu Matsuno ha spiegato che si tratta di una risposta alla “necessità di proteggere la sicurezza del Giappone e mantenere la stabilità della regione”.
Occhi puntati su Taiwan e il Mar Cinese: la sfida della sicurezza regionale
La decisione arriva in un momento delicato, con le esercitazioni militari cinesi attorno a Taiwan che nelle ultime settimane hanno acceso più di qualche campanello d’allarme sia a Tokyo sia nelle capitali occidentali. Secondo l’agenzia Kyodo News, negli ultimi giorni molte navi da guerra cinesi sono state viste nello Stretto di Miyako, passaggio strategico tra l’isola di Okinawa e Taiwan. La Difesa giapponese ha quindi intensificato i controlli via aria e mare.
Un ufficiale della Forza di autodifesa marittima racconta: “Abbiamo notato navi mai viste prima, alcune con missili a medio raggio”. Tra i residenti di Naha si respira quella che viene definita una “tensione latente”. Solo poche settimane fa, lo stesso Kishida aveva lanciato un avvertimento a Pechino: “Non tollereremo azioni unilaterali che mettono a rischio lo status quo”.
Spesa militare in crescita: cifre e scelte strategiche
Il bilancio per il 2026 prevede un aumento del 13% nella spesa per la difesa, superando i 7,5 trilioni di yen (circa 49 miliardi di euro). Una parte dei nuovi fondi sarà destinata a missili ipersonici, sistemi antimissile e tecnologia satellitare. Sul fronte internazionale, la collaborazione con gli Stati Uniti resta centrale: il ministro della Difesa Minoru Kihara ha confermato che si stanno valutando nuove esercitazioni congiunte e un potenziamento della presenza americana nelle basi dell’Arcipelago.
Questa scelta segna un ulteriore passo lontano dal tradizionale pacifismo sancito dalla Costituzione del 1947. La nuova linea – chiamata dagli esperti “difesa proattiva” – punta a dare al Giappone la capacità di deterrenza anche oltre i suoi confini marittimi immediati. “Il mondo è cambiato. Non possiamo più affidarci alle vecchie strategie”, ha detto un funzionario del Cabinet Office.
Reazioni tra alleati e opposizione: il dibattito si infiamma
La mossa era attesa ma ha acceso un dibattito acceso sia tra gli alleati occidentali sia all’interno della società giapponese. Gli Stati Uniti hanno lodato la “responsabilità regionale” dimostrata da Tokyo. Il portavoce del Pentagono John Kirby ha sottolineato come il rafforzamento nipponico “aiuti la sicurezza collettiva nell’Indo-Pacifico”.
Non mancano però critiche dall’opposizione. Yuichiro Tamaki, leader del Partito Democratico per il Popolo, ha detto ieri sera: “Serve chiarezza sulle spese. Così rischiamo solo una spirale incontrollata di riarmo”. Dal fronte cinese è arrivata una dura replica: Pechino parla di “scelte che minano la fiducia reciproca” e invita Tokyo a non farsi strumentalizzare da interessi stranieri.
Tra deterrenza e diplomazia: verso una nuova postura
A Tokyo, il tema divide anche tra i cittadini. “Si sente un’atmosfera diversa rispetto a qualche anno fa”, racconta Mari Yamamoto, insegnante nel quartiere Setagaya. Questa mattina le associazioni pacifiste hanno organizzato una manifestazione davanti al Parlamento; tra le auto della polizia lungo Nagatacho sono sfilati cartelli con scritto “Più dialogo, meno missili”.
Gli esperti ricordano che questa svolta è solo l’ultimo capitolo di un percorso iniziato nel 2022, quando è stata rivista la strategia nazionale sulla sicurezza. Da allora, episodi come le esercitazioni congiunte russo-cinesi o gli incidenti con pescherecci coreani hanno trasformato il Mar Cinese orientale in uno dei punti più caldi del pianeta.
Ora il Giappone sembra deciso a non stare più alla finestra. Una scelta che lo avvicina sempre più al centro delle grandi sfide geopolitiche mondiali.