Tokyo, 26 dicembre 2025 – Questa mattina, durante la riunione di gabinetto a Tokyo, il governo giapponese ha dato il via libera a un nuovo bilancio per la difesa che per la prima volta supera la soglia dei nove trilioni di yen, circa 58 miliardi di dollari. Una scelta che arriva in un momento di alta tensione regionale, con l’obiettivo chiaro di rafforzare le capacità di contenimento della Cina e rispondere alle crescenti pressioni nell’area dell’Indo-Pacifico.
Un balzo senza precedenti nelle spese militari giapponesi
L’annuncio è arrivato intorno alle 10:30 locali, al termine del consiglio dei ministri guidato da Fumio Kishida. Il portavoce del governo, Hirokazu Matsuno, ha spiegato senza mezzi termini: “Questo nuovo budget è un passo indispensabile per la nostra sicurezza nazionale. Ci troviamo davanti a rischi che non vedevamo da decenni”. I documenti ufficiali mostrano che il bilancio per il prossimo anno fiscale crescerà quasi del 16% rispetto all’anno passato. Mai dalla fine della Seconda Guerra Mondiale il Giappone aveva destinato così tanto alla difesa.
Dietro a questa crescita ci sono i dossier più caldi: la pressione militare cinese su Taiwan, le dispute nel Mar Cinese Orientale e i continui test missilistici nordcoreani. Gli analisti notano come il governo nipponico stia adottando un atteggiamento sempre più deciso: “Siamo consapevoli delle responsabilità che ci competono a livello internazionale”, ha detto Kishida in una breve conferenza stampa nel parlamento.
Nuovi investimenti in tecnologia e alleanze strategiche
Gran parte del nuovo bilancio della difesa giapponese sarà destinata all’acquisto di sistemi antimissile di ultima generazione, come le batterie Aegis Ashore e radar a lungo raggio. Ma non solo. Sono previsti anche investimenti nella cybersecurity, un settore che il Ministero della Difesa considera fondamentale per “contrastare attacchi informatici sempre più sofisticati”, ha sottolineato il vice ministro Taro Honda.
Tra i progetti più importanti spicca lo sviluppo congiunto del caccia di sesta generazione con Regno Unito e Italia (programma GCAP), che riceverà fondi specifici nell’ambito del piano quinquennale varato lo scorso anno. “L’obiettivo è rafforzare non solo le nostre capacità operative ma anche i legami tecnologici con gli alleati”, ha ribadito Honda.
La mappa delle tensioni: Cina e Corea del Nord sotto i riflettori
Dietro questa spinta al rialzo pesa soprattutto la crescente attività militare della Cina, che negli ultimi mesi ha intensificato esercitazioni vicino allo Stretto di Taiwan e nelle isole Senkaku – contese tra Pechino e Tokyo. Allo stesso tempo, la Corea del Nord ha lanciato almeno cinque missili tra ottobre e dicembre, secondo fonti dell’esercito giapponese.
La reazione cinese non si è fatta attendere: “Spese militari troppo elevate non aiutano la pace nella regione”, ha detto ieri sera un portavoce del ministero degli Esteri cinese da Pechino. Parole che trovano eco anche in alcune forze politiche dell’opposizione nipponica, convinte che serva “più chiarezza sugli obiettivi reali” di questo aumento nei fondi.
Tra opinioni divise e dibattito parlamentare acceso
Il tema divide nettamente l’opinione pubblica giapponese. Un sondaggio pubblicato due giorni fa dal Mainichi Shimbun dice che il 48% degli intervistati è favorevole all’aumento delle spese militari, mentre il 41% teme ripercussioni negative su scuola e welfare, tra le altre voci di bilancio. Ora alla Dieta – il parlamento – si prepara l’esame dettagliato dei capitoli di spesa. Alcuni deputati del Partito Democratico Costituzionale hanno già chiesto chiarimenti sull’efficacia degli antimissili e sull’urgenza reale dei programmi tecnologici.
Matsuno ha ribadito con fermezza: “La sicurezza è un dovere dello Stato. Solo così potremo parlare davvero di crescita economica e benessere”.
Il Giappone a un bivio strategico
Questo stanziamento record segna una vera svolta nella strategia militare giapponese: per decenni infatti le spese erano rimaste sotto l’1% del PIL, come previsto dalla Costituzione pacifista. Ma oggi lo scenario è cambiato radicalmente. Gli esperti sottolineano come questo investimento rifletta “la consapevolezza di un mondo sempre più instabile”, citando le tensioni in Ucraina e Medio Oriente come segnali da non sottovalutare.
I prossimi mesi saranno cruciali per capire se questa svolta porterà a una revisione più ampia della dottrina nipponica, con ripercussioni sulle relazioni con gli alleati occidentali ma anche con i vicini asiatici. Nel frattempo, tra le vie di Shibuya e le redazioni nazionali si moltiplicano le domande. Il Giappone guarda oggi più che mai oltre i confini dell’arcipelago a cui appartiene.