Geopolitica del gas: come USA e Giappone uniscono le forze per espandere il mercato del GNL

Sara Gelmini

info@esploragiappone.it

18 Dicembre 2025

Washington, 18 dicembre 2025 – Stati Uniti e Giappone hanno avviato da pochi giorni una nuova fase di collaborazione per spingere la crescita dei mercati internazionali del gas naturale liquefatto (Gnl). L’accordo è stato firmato ufficialmente martedì, durante un incontro tra rappresentanti del Dipartimento dell’Energia americano e funzionari del ministero dell’Economia giapponese. L’obiettivo? Rafforzare la presenza di entrambi i Paesi nella catena globale del gas, puntando su investimenti in infrastrutture e nuove rotte commerciali. Dietro questa intesa, spiegano fonti diplomatiche a Washington, c’è la volontà comune di garantire sicurezza energetica e prezzi più stabili in Asia e nel Pacifico.

Stati Uniti e Giappone puntano su nuovi mercati e rotte del Gnl

Gli Stati Uniti, oggi primi produttori mondiali di gas naturale grazie allo sviluppo dello shale gas, cercano nuovi sbocchi verso i mercati asiatici. Dopo aver aumentato le esportazioni in Europa durante la crisi energetica del 2022, ora Washington vuole rafforzare il legame con l’Asia – soprattutto con il Giappone. I dati dell’Energy Information Administration parlano chiaro: nel 2024 le esportazioni americane di Gnl hanno toccato quota 88 milioni di tonnellate, un record che supera Australia e Qatar. “Vogliamo diversificare i partner e assicurare una domanda stabile sul lungo periodo”, ha detto Jeffrey Duncan, sottosegretario all’Energia americano, al termine della riunione con la delegazione giapponese.

Il Giappone, dal canto suo, conferma il suo ruolo di primo importatore mondiale di Gnl. Con più di 70 milioni di tonnellate importate nel 2024, Tokyo è al centro delle dinamiche regionali e punta su una filiera più solida per sostenere la decarbonizzazione. Ma senza abbandonare un combustibile che resta cruciale nella transizione energetica. “È fondamentale sviluppare infrastrutture moderne”, ha detto Kenji Sato, direttore generale per il commercio energetico del METI. “Vogliamo garantire forniture sicure non solo per il Giappone ma anche per i Paesi vicini dell’Asia orientale”.

Investimenti strategici per infrastrutture e domanda locale

L’accordo prevede investimenti congiunti per costruire terminali di rigassificazione, impianti di stoccaggio e reti di trasporto nei principali centri asiatici. Si parla di almeno 5 miliardi di dollari pubblici e privati nei prossimi quattro anni. Parte dei fondi arriverà dalla Japan Bank for International Cooperation e da alcuni fondi infrastrutturali statunitensi. Le prime zone coinvolte – dicono fonti giapponesi – saranno la baia di Tokyo, Osaka e Fukuoka. Gli Stati Uniti guardano con interesse anche a Singapore e Filippine come mercati pilota.

Un altro punto chiave riguarda il sostegno alla domanda regionale. Le due amministrazioni stanno lavorando a una piattaforma comune per favorire l’acquisto collettivo di gas da parte delle utility asiatiche. L’obiettivo è ridurre l’esposizione ai picchi dei prezzi spot che si sono visti negli ultimi anni e incentivare contratti a lungo termine più stabili. Secondo l’analista Hiroshi Takada, “questa iniziativa potrebbe cambiare le carte in tavola per paesi come Vietnam, Thailandia e Indonesia, dove la domanda cresce ma le infrastrutture restano ancora deboli”.

Tra ambiente e geopolitica: le sfide dietro l’intesa

L’accordo tra Stati Uniti e Giappone arriva in un momento delicato sul fronte ambientale. Se il Gnl è considerato più pulito rispetto ad altre fonti fossili, restano però aperti i nodi legati alle emissioni durante produzione e trasporto. Le associazioni ambientaliste americane e giapponesi chiedono più garanzie sugli standard sostenibili delle nuove strutture. Il governo giapponese ha promesso che parte degli investimenti andrà a finanziare tecnologie per la cattura del carbonio e migliorare i processi logistici.

Non è solo questione ambientale: sul tavolo c’è anche una partita importante dal punto di vista geopolitico. L’arrivo degli Stati Uniti sui mercati asiatici mira a ridurre la dipendenza della regione da forniture russe o mediorientali, offrendo un’alternativa in grado di bilanciare tensioni politiche e rischi geopolitici. “La nostra alleanza energetica con Washington è uno dei pilastri della strategia nazionale”, ha confidato in un briefing riservato un consigliere del premier Fumio Kishida. “Siamo ben consci che il mercato asiatico sarà decisivo nei prossimi vent’anni”.

Il futuro si decide a Tokyo: tavolo tecnico nel 2026

Il prossimo incontro è fissato a Tokyo a febbraio 2026: qui funzionari americani e giapponesi definiranno i dettagli tecnici dell’accordo, dai criteri ambientali agli standard di sicurezza degli impianti. Nei corridoi del ministero dell’Energia a Chiyoda già si parla dei nomi delle società coinvolte: Chubu Electric, Tokyo Gas da una parte; Cheniere Energy ed ExxonMobil dall’altra. Un gioco appena cominciato – raccontano gli esperti – destinato a ridisegnare gli equilibri del gas nel Pacifico per il prossimo decennio.

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