Milano, 13 dicembre 2025 – Le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti crescono del 9% rispetto al 2024, secondo i dati resi noti questa mattina da Istat. Un segnale importante, che arriva in un periodo segnato da molte incertezze a livello globale. Le imprese italiane, però, sembrano saper trovare nuove opportunità oltre oceano, adattandosi a un mercato complicato ma ancora ricettivo. E per molte aziende del Nord Italia – da Brescia a Modena – la sfida americana è ormai una realtà quotidiana.
Meccanica e agroalimentare fanno la differenza
A spingere le vendite verso gli Usa sono soprattutto i settori della meccanica di precisione e dell’agroalimentare. Tra gennaio e novembre 2025, le esportazioni di macchinari industriali hanno raggiunto i 13 miliardi di euro, con un aumento intorno al 7,8% rispetto all’anno prima. Dietro, ma non troppo distanti, il settore alimentare: pasta, conserve e vino in testa, che hanno superato i 5 miliardi di euro, con un incremento superiore al 10%.
“Il mercato americano ha tenuto bene anche durante i mesi di alta inflazione”, spiega Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison. “La qualità dei prodotti italiani e la capacità di rinnovarsi hanno fatto la differenza”. Insomma, l’export resiste e addirittura accelera nonostante le difficoltà causate dalla situazione geopolitica e dall’aumento dei costi energetici che pesano sul sistema produttivo europeo.
Lombardia prima in classifica
Dal punto di vista geografico, la Lombardia guida ancora la corsa per le vendite negli Stati Uniti. Solo Milano e provincia hanno esportato quasi 6 miliardi di euro nei primi undici mesi del 2025. Ottimi risultati anche per Emilia-Romagna e Veneto, con la meccanica bolognese e il tessile veneto che registrano rispettivamente +8% e +6,5% rispetto all’anno precedente.
Tra le aziende protagoniste c’è Brembo, leader mondiale nei sistemi frenanti, che ha visto una crescita costante degli ordini dagli Stati Uniti. “Oltreoceano ci chiedono tecnologia e affidabilità. Siamo presenti da anni con una filiale vicino a Detroit”, racconta un responsabile commerciale dell’azienda. Situazione simile per i produttori brianzoli di arredi di lusso: export in aumento e rapporti consolidati con distributori americani.
Il dollaro spinge ma crescono i timori
Dietro questi numeri c’è anche il vantaggio dato dal cambio euro-dollaro: nel 2025 l’euro si è mantenuto debole rispetto al dollaro, rendendo più competitivo il prodotto italiano sul mercato americano. Ma non mancano i rischi. A far preoccupare sono soprattutto i possibili cambiamenti nella politica commerciale degli Stati Uniti: la Casa Bianca ha infatti più volte annunciato possibili modifiche alle tariffe doganali.
“Bisogna stare attenti: ogni modifica nelle norme o nelle tariffe può colpire subito il nostro export”, ammette Luca De Meo, presidente di Confindustria Estero. “Detto questo, per ora le nostre aziende rispondono bene alle richieste dei partner americani”.
Imprese italiane: investimenti e nuove strategie
Nel frattempo le imprese si stanno muovendo. Diverse hanno già annunciato nuovi investimenti negli Stati Uniti, sia aprendo filiali dirette sia rafforzando collaborazioni esistenti. Secondo una recente indagine della Camera di Commercio Italiana a New York, nel 2025 il 16% delle PMI del Nord Italia punta ad aumentare le proprie attività oltreoceano.
Alcuni imprenditori raccontano di aver puntato su prodotti “su misura” per il mercato americano. “Abbiamo modificato alcune linee per adattarle ai formati richiesti dalla grande distribuzione statunitense”, spiega una manager del settore alimentare modenese. Altri sottolineano le difficoltà burocratiche legate all’omologazione dei prodotti alimentari: “Le regole cambiano da uno stato all’altro”, fa notare un produttore veneto di conserve.
Cosa aspettarsi dal futuro
Con l’anno che sta per chiudersi resta da capire se questa crescita dell’export verso gli Stati Uniti potrà durare anche nel 2026. Gli analisti invitano alla cautela: se il quadro internazionale dovesse peggiorare o se la domanda americana rallentasse, l’impatto sull’industria italiana potrebbe farsi sentire subito.
Per ora però – guardando ai numeri – le vendite verso gli Usa rimangono una delle poche note positive per il sistema produttivo nazionale. Una conferma che arriva dai dati ma anche dalle parole di chi ogni giorno porta saper fare e innovazione dall’Italia agli Stati Uniti.