Palermo, 2 dicembre 2025 – Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha tagliato oggi il nastro alle 11.00 al Museo Riso, nel cuore di Palermo, per l’inaugurazione della mostra dedicata a Banksy, il celebre artista britannico noto per le sue opere di street art cariche di significato sociale. “Questa esposizione – ha detto Schifani davanti a una sala piena – è una grande occasione di crescita civile per tutta la comunità“, mettendo in luce l’importanza educativa e culturale dell’evento.
Un evento atteso: pubblico e istituzioni in prima fila
L’apertura, attesa da tempo, ha richiamato tante autorità locali, giornalisti e studenti universitari. C’erano già in fila alle 10, mescolandosi con chi era lì solo per curiosare lungo corso Vittorio Emanuele. Tutti con gli occhi puntati sui manifesti colorati con il logo della mostra. Lo staff del museo distribuiva brochure e dava indicazioni con cortesia. “Non si tratta solo di arte contemporanea – ha spiegato Schifani – ma è un invito a riflettere su temi come legalità, pace e inclusione“.
Durante la breve cerimonia, il presidente ha ringraziato la Soprintendenza ai Beni Culturali e il direttore del museo, Luigi Biondo, per aver reso possibile portare qui le opere. Un risultato niente affatto scontato: mesi di trattative dietro le quinte per assicurare i prestiti internazionali e garantire la sicurezza delle opere.
L’artista misterioso e i messaggi sociali
Banksy resta un enigma dopo più di vent’anni di carriera; il suo vero nome non è mai stato rivelato. È diventato un fenomeno mondiale proprio grazie al modo diretto con cui parla tramite immagini semplici ma potenti. I suoi lavori spuntano spesso durante la notte sui muri di Londra o New York e affrontano temi come la guerra, la crisi climatica e i diritti umani. A Palermo – città segnata da una storia complessa ma anche ricca di cultura – l’arrivo delle sue opere assume un valore speciale.
“Ti mette davanti ai nodi irrisolti della società – racconta Serena Maggio, studentessa di architettura – qui sembra dirci che ogni angolo urbano può trasformarsi in un luogo di dialogo”. Nel museo sono esposte circa 60 opere tra serigrafie originali, installazioni e video: un bel lavoro organizzativo per una struttura pubblica. La sicurezza è stata rafforzata: metal detector all’ingresso e più personale nei corridoi.
Scuole coinvolte e appuntamenti collaterali
Tra le iniziative collaterali ci sono anche laboratori per le scuole superiori. Alcuni istituti palermitani hanno già aderito: a guidare gli studenti sarà un gruppo di operatori esperti che spiegheranno le tecniche della street art e i significati nascosti dietro i simboli più noti dell’artista. “Portare qui i ragazzi vuol dire aiutarli a leggere le immagini con spirito critico – sottolinea il direttore Biondo – perché oggi la cultura visiva è sempre più importante”.
Non mancano poi incontri tematici aperti al pubblico adulto con esperti d’arte contemporanea e attivisti impegnati su questioni sociali. Il programma completo sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito del Museo Riso.
Un’occasione per Palermo
Schifani ha voluto ribadire che questa mostra rappresenta anche un segnale importante per la città: “Palermo – ha detto – dimostra ancora una volta di saper ospitare eventi di portata internazionale, offrendo uno spazio aperto alle nuove tendenze artistiche senza perdere la propria identità”. Già nel primo pomeriggio si vedevano lunghe file all’ingresso del museo.
Nei due mesi successivi – l’esposizione chiuderà fine gennaio – sono previsti visitatori da tutta Italia. Gli organizzatori puntano a superare le 20 mila presenze, grazie anche a tariffe ridotte per studenti e residenti. L’impatto positivo si sente anche sul centro storico: negozi e ristoranti della zona stanno già beneficiando dell’afflusso extra.
Cultura come strumento di dialogo
Durante la conferenza stampa Schifani ha allargato lo sguardo: “La cultura può essere un ponte – ha detto – e oggi ce n’è bisogno più che mai”. Il riferimento era agli ultimi fatti di cronaca che hanno riportato al centro il tema del disagio giovanile nelle periferie.
La mostra su Banksy diventa così una piattaforma vera per far dialogare istituzioni, cittadini e giovani. In tempi segnati da conflitti e tensioni sociali, il messaggio dell’artista inglese – inserito nel contesto storico del Museo Riso – suona quasi come una sfida a non smettere di cercare soluzioni insieme. Solo così l’arte torna davvero a essere patrimonio di tutti.