Milano, 25 dicembre 2025 – In molte case italiane, il Natale è il momento dell’allegria collettiva, quando, che lo si voglia o no, ci si ritrova attorno a tavole imbandite. Eppure, per tanti, quel giorno che dovrebbe essere il più gioioso dell’anno si trasforma in un rituale di felicità obbligatoria, una specie di parentesi in cui sembra quasi un dovere sentirsi felici. Questo fenomeno, messo in luce dagli psicologi e confermato da chi fatica a riscoprire lo spirito natalizio, è sempre più diffuso sia nelle grandi città sia nei piccoli centri.
Il peso delle aspettative sociali
Secondo una recente indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, quasi il 30% degli italiani intervistati ammette di provare disagio o ansia durante le feste. “Mi sento sotto pressione: c’è la famiglia che si aspetta qualcosa, gli amici che ti mandano auguri pieni di entusiasmo, i colleghi che organizzano cene e scambi di regali”, racconta Luca, 37 anni, impiegato milanese. E la situazione non migliora con gli anni: i dati della Fondazione Soleterre mostrano come negli ultimi dieci anni siano aumentati i casi di disagio psicologico legati proprio al Natale.
Le cause? Gli esperti spiegano che si tratta soprattutto della pressione a mostrarsi felici tutti insieme. “È come se fosse una rappresentazione collettiva: farsi vedere tristi o anche solo un po’ giù diventa quasi un tabù”, dice la dottoressa Chiara Rovelli, psicoterapeuta al Policlinico di Milano. Nelle famiglie numerose questa tensione si fa sentire ancora di più: tra pranzi da preparare, regali da scegliere e le foto obbligate sotto l’albero, la spontaneità sembra sparire.
Rituali familiari e dinamiche non dette
Già dalla vigilia emerge una certa stanchezza: la tavolata allargata, i giochi in famiglia che scatenano vecchie rivalità, regali pensati all’ultimo minuto. “Il rischio è finire per recitare una parte”, riflette Daniela, 52 anni, madre di due adolescenti. “Non mi sento libera di dire che vorrei solo una giornata tranquilla, senza troppe aspettative”. Tra i giovani questo sentimento ritorna spesso: Marta, 24 anni e studentessa universitaria, parla della sensazione di dover essere felici a tutti i costi. “Come se la tristezza non fosse più ammessa”.
L’obbligo della felicità pesa anche su chi passa il Natale da solo o ha subito una perdita recente. In questi casi – spiega ancora la dottoressa Rovelli – la pressione sociale può far sentire ancora più soli. Secondo Telefono Amico Italia, tra il 24 e il 26 dicembre si registra un picco di chiamate: circa 500 nella sola notte di Natale. Sono richieste d’ascolto da chi si sente escluso o in difficoltà.
La narrazione mediatica e l’effetto vetrina
Non aiuta nemmeno quello che mostrano i media: spot pubblicitari ripetuti all’infinito, film con famiglie perfette e social pieni di sorrisi sotto luci colorate. Una ricerca della Sapienza di Roma dimostra che confrontarsi continuamente con queste immagini può far sentire “fuori posto”. “Sui social vedi tutti felici – almeno così sembra – e ti chiedi cosa stia andando storto nella tua vita”, racconta Marco, commesso in una libreria del centro.
Per alcuni esperti questa situazione nasce anche dal fatto che il Natale è diventato un grande affare commerciale. “La felicità viene venduta come prodotto – spiega Silvia Bassi, sociologa – ed è sempre più difficile capire cosa proviamo davvero e cosa invece ci aspettiamo dagli altri”.
Piccole strategie per vivere il Natale con autenticità
Nonostante tutto, molte associazioni propongono modi per affrontare le feste con meno ansia. Gli psicologi consigliano di “abbassare l’asticella”, accettando anche momenti noiosi o malinconici. Il consiglio pratico? Parlare chiaro con chi ci sta intorno senza paura di mostrare le proprie difficoltà. Nei centri d’ascolto milanesi e romani quest’anno sono raddoppiati i gruppi di sostegno proprio in vista del Natale.
C’è chi sceglie di spezzare la tradizione: Silvia e Anna, due sorelle torinesi, organizzano da qualche anno una cena il 25 dicembre con amici lontani dalla famiglia. “Abbiamo capito che il vero spirito del Natale è fare ciò che ci fa stare bene – anche se vuol dire cambiare programma”.
Il Natale resta quindi un periodo pieno di attese – spesso troppo grandi – ed è proprio per questo che imparare a rispettare i propri limiti diventa fondamentale. Non esiste un modo giusto o sbagliato per viverlo davvero. Solo così possono trovare spazio anche le emozioni meno scontate.