Milano, 25 dicembre 2025 – La nuova collezione di Prada è stata presentata già il 2 dicembre a New York, segnando un momento importante nel cammino internazionale della celebre maison milanese. L’evento, riservato e tenuto al tramonto nello spazio luminoso del Whitney Museum, ha radunato volti noti della moda e della cultura americana. Eppure, a Milano, molti si interrogano sulle conseguenze di questa scelta e sul vero significato di questo debutto oltreoceano per il brand guidato da Miuccia Prada.
Prada sorprende con la collezione a New York
La presentazione newyorkese della linea prêt-à-porter autunno-inverno 2025-26 ha colto di sorpresa tanti addetti ai lavori. Negli ultimi anni, infatti, la presenza dei brand italiani sulle passerelle americane era diminuita. Ecco perché il ritorno di Prada negli Stati Uniti prima che in Italia segna un cambio netto. L’appuntamento era per le 19 locali. Poco prima dell’inizio, davanti al museo, file ordinate si sono formate sotto una pioggerellina che ha reso lucido l’asfalto di Gansevoort Street.
Un aperitivo veloce, qualche scambio tra giornalisti internazionali e buyer arrivati anche dall’Asia. All’interno, una sala illuminata da luci soft e musica appena percettibile. Tra gli ospiti spiccavano l’attore Timothée Chalamet con la sua giacca blu in velluto e l’artista Jenny Holzer. Il tono? Più raccolto che mondano, con pochi influencer e un chiaro richiamo alle radici storiche del marchio.
Dietro la scelta: perché New York?
Ma perché proprio New York per questo lancio? Andrea Guerra, amministratore delegato del gruppo, lo ha spiegato chiaramente: “Il mercato statunitense è oggi uno dei principali motori per la crescita del lusso italiano. Siamo certi che portare qui le nostre novità abbia più senso che mai”. Parole che riflettono le ultime analisi di Bain & Company, secondo cui il settore del lusso americano crescerà del 5% nel prossimo anno.
Una mossa strategica che però fa discutere nel nostro Paese. “Una volta le maison presentavano sempre prima in Italia”, ha osservato una buyer lombarda presente all’evento. “Ora sembra che il centro della moda cambi ogni stagione”. Per alcuni analisti questo segnale indica una svolta definitiva: per i grandi marchi made in Italy l’internazionalizzazione non è più un’opzione ma una necessità.
Le reazioni tra Milano e New York
In Italia la decisione non è passata inosservata. Nella sede di via Fogazzaro lo staff Prada ha seguito tutto in diretta streaming. Secondo alcune fonti interne raccolte dopo l’evento, il clima era positivo ma non privo di qualche rimpianto per l’assenza della città madre alla premiere della nuova stagione. “È una strategia studiata da tempo”, ci hanno detto da dentro la maison. “New York oggi offre opportunità diverse rispetto a Milano”.
Dall’altra parte dell’Atlantico invece la presenza italiana ha suscitato interesse concreto: vari fashion editor americani hanno messo in luce la pulizia delle linee e l’uso di tessuti innovativi – seta lavata e lana ultraleggera – promettendo tendenze che potrebbero anticipare quelle europee.
Linee pulite e materiali sostenibili al centro
La nuova collezione conta circa cinquanta capi ed è dominata da colori neutri, tagli geometrici e lavorazioni quasi artigianali. Alcuni dettagli come bottoni metallici incisi o maniche removibili hanno attirato l’obiettivo dei fotografi. “Abbiamo voluto tornare all’essenza profonda di Prada”, ha detto Miuccia Prada al termine della sfilata. Nei backstage si parlava molto anche della scelta di materiali sostenibili: cotone organico e fibre riciclate realizzate insieme a fornitori italiani ed europei.
Il rapporto annuale della Camera Nazionale della Moda Italiana conferma che nel 2025 cresce la domanda internazionale per prodotti con certificazione ambientale. Una tendenza confermata anche dai commenti dei buyer americani alla fine dell’evento.
Cosa aspettarsi dal 2026
Resta da vedere se questa strategia verrà mantenuta o se si tratta solo di un episodio isolato. Quel che è certo è che il successo newyorkese mette Prada tra i protagonisti globali del prossimo anno. Gli analisti prevedono già un impatto positivo sulle vendite in Usa e Asia nei primi sei mesi del 2026.
Nel frattempo a Milano cresce la curiosità sul passo successivo del marchio. E intanto gira una domanda tra gli addetti ai lavori: dopo New York, toccherà ancora all’Italia tornare al centro della scena?