Bank of Japan alza i tassi: impatto sui mercati globali e rischi per obbligazioni e valuta

Sara Gelmini

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22 Dicembre 2025

Tokyo, 22 dicembre 2025 – La Bank of Japan cambia passo e mette sul tavolo l’ipotesi di alzare i tassi di interesse nei prossimi mesi. La mossa ha subito scosso i mercati finanziari. L’istituto, guidato da Kazuo Ueda, al timone da aprile 2023, ha detto chiaro e tondo ieri che “la politica ultra-accomodante potrebbe essere rivista”. La notizia ha acceso subito i riflettori su obbligazioni, yen e movimenti di capitale. Secondo gli esperti di Nomura e Goldman Sachs, questo cambio di rotta rischia di rimescolare le carte dell’intero sistema finanziario globale.

Obbligazioni sotto pressione, lo yen cambia passo

Il primo effetto si è visto nel mercato dei titoli di Stato giapponesi. Subito dopo l’annuncio, il rendimento del decennale giapponese ha superato lo 0,9% (alle 12:45 ora locale), raggiungendo i livelli più alti dal 2012. Gli operatori sono rimasti sorpresi: “Aspettavamo segnali da tempo, ma questo è stato più netto del previsto”, ha ammesso un trader della Mizuho Securities in una breve intervista a alanews. Solo allora anche lo yen ha cominciato a rafforzarsi contro dollaro ed euro, con il cambio dollaro/yen che è sceso sotto quota 144,7, invertendo la tendenza degli ultimi mesi.

Capitale in fuga dall’estero: il ritorno a casa

Da tempo banche e assicurazioni giapponesi puntavano su titoli esteri, attratti da rendimenti più alti rispetto a quelli nazionali. Ora però il vento sta cambiando con il ritorno dei tassi positivi in patria. “Ci aspettiamo che una parte dei capitali torni in Giappone,” ha spiegato Takashi Miwa, capo economista di Nomura, ai media locali. Le banche centrali stimano che fuori dal Giappone ci siano circa 3.400 miliardi di dollari in asset giapponesi. Il primo bilancio del Ministero delle Finanze nipponico parla chiaro: anche un rimpatrio parziale può avere effetti visibili sulle borse mondiali e sulla liquidità dei mercati obbligazionari.

L’effetto domino arriva oltreoceano

Non è solo una questione locale. Il Giappone è infatti il maggiore detentore straniero del debito pubblico americano: oltre 1.100 miliardi di dollari secondo i dati di ottobre 2025. Se le istituzioni nipponiche cominciassero a vendere titoli Usa per riportare i soldi a casa, i rendimenti americani potrebbero salire ancora di più. A Washington si guardano intorno con preoccupazione: “Seguiamo tutto da vicino,” ha detto un portavoce del Dipartimento del Tesoro Usa dopo l’annuncio della BoJ.

Inflazione sotto controllo ma le scelte sono difficili

Negli ultimi mesi l’inflazione interna è tornata a farsi sentire. A novembre i prezzi al consumo sono aumentati dell’1,9% su base annua, poco sotto il target del 2% fissato dalla banca centrale giapponese. Diversi economisti — tra cui l’ex vicegovernatore Hiroshi Nakaso — temono però che aspettare troppo prima di aumentare i tassi potrebbe poi costringere la BoJ a manovre molto più drastiche. Dopo anni passati a combattere la deflazione, per il Giappone l’idea stessa di rialzo resta un tema delicato anche sul piano politico. “Servirà molta cautela,” ha detto ieri Ueda durante la conferenza stampa, “ma la situazione sta cambiando.”

Investitori in allerta e futuro incerto

Non tutti vedono questa transizione senza rischi. Molti fondi esteri sono preoccupati per la volatilità e le incertezze che potrebbero arrivare: “È una fase nuova dopo decenni,” ha confessato Mark Stevens, gestore senior londinese specializzato sull’Asia. Gli occhi sono puntati anche sui mercati emergenti dove movimenti improvvisi potrebbero causare forti squilibri finanziari.

Il cambio di strategia della BoJ non è solo una semplice correzione tecnica: potrebbe segnare l’inizio di una nuova stagione per la finanza globale. Dopo anni ai margini della scena monetaria internazionale, il Giappone torna protagonista. Ora resta da vedere come reagiranno le altre grandi banche centrali nei prossimi mesi: sarà davvero una svolta o solo un fuoco di paglia?

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