Roma, 14 dicembre 2025 – “Sopprimere il ruolo della contrattazione è una scelta grave, che rischia di mettere a dura prova l’equilibrio delle relazioni industriali in Italia”. Così ha commentato ieri, poco dopo le 18, Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, in una nota diffusa a margine dell’incontro a Palazzo Chigi sulle nuove misure per il lavoro. La discussione, iniziata nel primo pomeriggio nella sala Verde, ha visto seduti allo stesso tavolo le principali sigle sindacali e i rappresentanti del governo. Il punto caldo resta la volontà dell’esecutivo di ridurre il campo d’azione dei contratti collettivi nazionali.
Contrattazione collettiva al centro del dibattito
Negli ultimi giorni è arrivato sul tavolo un dossier che riguarda la revisione dei meccanismi di contrattazione collettiva. Secondo alcune bozze circolate tra gli addetti ai lavori, il governo sta pensando di semplificare la struttura dei contratti, concentrando su standard minimi salariali e normativi alcune decisioni finora più distribuite. L’obiettivo ufficiale – spiegano da via XX Settembre – sarebbe “garantire regole chiare e uniformi”, evitando così “sovrapposizioni e differenze” tra settori diversi.
Ma l’idea di ridurre il peso dei sindacati nella trattativa preoccupa non solo i vertici delle confederazioni, ma anche molti lavoratori. “Non si può pensare – ha detto Sbarra – di affrontare i problemi del lavoro escludendo la voce delle parti sociali”. Le sue parole sono state subito rilanciate dalle agenzie di stampa. Come segno di protesta, alcuni delegati hanno abbandonato la riunione per fermarsi brevemente sotto i portici di piazza Colonna.
Il rischio di un arretramento delle tutele
Dietro alle parole dei leader sindacali c’è un timore concreto: che togliere spazio al ruolo negoziale significhi un passo indietro sulle tutele conquistate negli anni dai lavoratori. Fonti della Cgil ricordano che sono circa 12 milioni le persone attualmente protette da un contratto collettivo nazionale; un numero che mostra quanto sia radicato questo sistema nel Paese.
Durante l’incontro anche Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, non ha nascosto le sue riserve: “La contrattazione è uno strumento fondamentale per difendere il potere d’acquisto e la dignità dei lavoratori. Togliere questo strumento vuol dire indebolire tutto il sistema”. A chi gli chiedeva se fosse possibile trovare un accordo con il governo, Landini ha risposto secco: “Ascolteremo le proposte, ma su certi principi non si torna indietro”.
A Palazzo Chigi l’atmosfera si è fatta tesa. Nei corridoi si è visto arrivare anche il ministro del Lavoro, Marina Calderone, impegnata in colloqui informali con i rappresentanti delle parti sociali.
Governo alla ricerca di una sintesi
Da quanto trapela tra gli esperti del Ministero del Lavoro, l’intenzione dell’esecutivo non sarebbe quella di cancellare i contratti collettivi nazionali. Piuttosto si punta a renderli “più snelli e aggiornati”, come riferisce una fonte interna. Ma nei dettagli ancora da definire della riforma c’è il rischio che vengano ridotti gli spazi di autonomia delle organizzazioni sindacali.
In serata fonti di Palazzo Chigi hanno ribadito che il confronto resta aperto: “Vogliamo trovare un equilibrio tra flessibilità e diritti”, hanno assicurato. Nessuna decisione definitiva è stata presa finora. Nei prossimi giorni sono in programma nuovi incontri tecnici – il primo già fissato per martedì mattina alle 10 – con l’obiettivo di avvicinare le posizioni.
Prospettive e preoccupazioni sul futuro del lavoro
La questione della contrattazione torna così a essere centrale nell’agenda politica e sociale italiana proprio quando l’incertezza economica e i cambiamenti del mercato del lavoro richiedono nuovi equilibri. “Siamo davanti a una scelta cruciale”, ha sottolineato Sbarra nella nota serale: “Difendere la contrattazione vuol dire tutelare la coesione sociale”.
Da nord a sud, i delegati sindacali hanno già annunciato assemblee nei principali poli industriali – Mirafiori a Torino, Pomigliano in Campania, Porto Marghera nel veneziano – per aggiornare lavoratori e iscritti sugli sviluppi della trattativa. In fabbrica e negli uffici si respira un misto di attesa e preoccupazione. Per molti – come Paola, impiegata metalmeccanica a Sesto San Giovanni – “senza i contratti collettivi rischiamo davvero di perdere le garanzie su orari e salari”.
Nelle prossime settimane si capirà se governo e sindacati riusciranno a trovare un’intesa o se la contrattazione collettiva rimarrà terreno di scontro aperto. Solo allora emergerà quale modello dominerà nei rapporti di lavoro italiani.