Addio a Isiah Whitlock Jr: l’attore cult di The Wire e collaboratore di Spike Lee, Scorsese e Allen

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31 Dicembre 2025

Roma, 31 dicembre 2025 – È morto ieri nella sua casa di Roma Giovanni Esposito, uno dei più noti caratteristi italiani del cinema e della televisione. Un attore con una carriera lunga e variegata, capace di farsi notare senza mai prendersi troppo spazio. Aveva 74 anni. Oggi, tra amici, colleghi e spettatori, si parla di lui come di una presenza discreta ma mai scontata. Lo sguardo vivace e le battute spesso improvvisate hanno lasciato un segno indelebile in molte serie cult e film d’autore, da Martin Scorsese a Woody Allen.

Mezzo secolo in scena

Classe 1951, Esposito si forma all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico a Roma. “Giovanni aveva quel talento raro di rubare la scena con una semplice smorfia”, ricorda Luca Miniero, regista che lo ha diretto spesso tra gli anni Novanta e Duemila. Impossibile citare tutti i ruoli: il barista furbo ne “I soliti ignoti… vent’anni dopo”, l’edicolante dal forte accento in “Romanzo Criminale”, il portinaio burbero in “La meglio gioventù”. Piccoli ruoli, forse, ma personaggi che restavano impressi.

Dagli anni Ottanta a New York: con Scorsese e Allen

Negli anni Ottanta lascia Roma per una parentesi americana. Lavora come comparsa per Martin Scorsese in “The King of Comedy”. Come raccontava spesso lui stesso, lì ha capito “che cosa significa stare in scena anche quando nessuno ti guarda”. Qualche anno dopo arriva un piccolo ruolo per Woody Allen, un cameriere italiano in “Radio Days”. Esperienze brevi ma fondamentali: “Si impara anche solo a star fermi”, confidava nelle sue ultime interviste alla Rai.

Il volto delle serie tv italiane

Tornato in Italia diventa un volto familiare nelle serie tv italiane degli anni Novanta e Duemila: da “Don Matteo” a “Un medico in famiglia”, passando per “Distretto di Polizia” e “Boris”. In quest’ultima è il direttore di produzione – un personaggio che chi lo conosceva riconosce come molto vicino a lui stesso sul set. “Era il primo ad arrivare sul set e l’ultimo ad andare via”, ricorda con affetto il regista Giacomo Ciarrapico. Lavorare con Esposito voleva dire avere sempre qualcosa in più: una battuta, un dettaglio rubato dalla realtà.

Il ricordo semplice degli amici

Nella sua casa di via Ostiense, dove abitava da più di trent’anni, stamattina amici hanno lasciato fiori e biglietti. “Non era uno da copertina, ma tutti sapevano chi era Giovanni Esposito”, racconta Francesco Pannofino. Il funerale si terrà domani mattina alle 11 nella chiesa di Santa Maria Liberatrice, nel quartiere Testaccio, dove l’attore amava passare ore al bar chiacchierando con sceneggiatori e colleghi più giovani.

Un’eredità fatta di piccoli grandi ruoli

Esposito non ha mai raccolto premi importanti. Eppure lascia dietro di sé un patrimonio enorme fatto di interpretazioni, piccoli ruoli che hanno dato spessore alle storie del cinema italiano e non solo. Il critico Alberto Crespi ha scritto su “La Repubblica”: “Era uno di quegli attori che ti facevano credere al racconto perché sembravano usciti davvero dalla strada che raccontavano”.

Oggi il cinema italiano perde un pezzo importante della sua memoria quotidiana. Un uomo normale che ha raccontato l’Italia con la naturalezza dei gesti e la discrezione del suo modo d’essere sempre presente. «Si recita meglio quando nessuno se ne accorge», diceva agli allievi più giovani. Forse era proprio questo il suo segreto.

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